Venti luglio 2021. Durante la campagna elettorale per le elezioni comunali che lo vedranno rivincere, Beppe Sala rifugge l’allarme sicurezza col celebre «Milano non è Gotham City». Del resto, cinque anni prima, non appena diventato sindaco lo aveva dichiarato senza mezzi termini: «Non facciamo della sicurezza il punto centrale della città». Il capoluogo lombardo, però, ogni anno sarà sempre in testa a tutte le classifiche sul crimine.
Il 18 novembre 2021, intervenendo a un convegno del Sole 24 Ore, Sala prova a minimizzare, mentre gli episodi di cronaca si susseguono inesorabili: «C’è differenza tra la sicurezza percepita e quella reale, certo io non voglio ignorare che la percezione sia comunque importante». Il 20 luglio 2022, una settimana dopo il famoso post social di Chiara Ferragni («A Milano c’è troppa violenza»), il sindaco si difende ancora: «Non c’è mai stata nessuna sottovalutazione del problema sicurezza. Sappiamo benissimo che c’è da lavorare molto e che la sensibilità dei cittadini è ed è sempre stata alta. E sappiamo anche che la percezione di sicurezza può contare di più del fatto che i reati siano oggettivamente calati».
E così arriviamo agli ultimi giorni. Le coltellate di Lambrate e le sassate della Centrale. Per non parlare delle freschissime rivolte di piazza, nei quartieri di periferia, contro le forze dell’ordine.
Immigrati di prima e seconda generazione che si scagliano contro divise e volanti per evitare gli arresti di balordi loro amici. Come nelle famigerate banlieue parigine. Ma neanche oggi il sindaco riesce ad ammettere che Milano sia allo sbando. Anzi, attacca il governo di centrodestra. Non faceva lo stesso fino a due anni fa quando a comandare c’erano Pd e compagni. E poi sono gli altri a stumentalizzare politicamente i fatti… Massimiliano Pirola, segretario provinciale del sindacato di polizia Sap, punge Sala: «Impieghi i tanto acclamati 500 vigili assunti nelle ore notturne».