A 10 anni dal “golpe” Mario Monti riscrive la storia: “L’Europa ci soffocava”

 

Fonte:IlGiornale 15 Novembre 2021 di Francesco Forte

Nel 2011 la cacciata di Berlusconi e l’inizio dell’austerity. Della quale il Prof fu sostenitore.

Oggi decorrono dieci anni da quando il governo Berlusconi è stato defenestrato e sostituito da quello del professor Mario Monti, nominato per l’occasione, senatore a vita, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ex leader dell’ala dei riformisti del PCI. Uso il termine defenestrato perché il voto sfiducia con cui Berlusconi dovette dimettersi non riguardava la legge di bilancio, per gli anni successivi, ma il rendiconto del bilancio consuntivo un documento contabile, non operativo, la cui bocciatura implica di rettificare dati errati se vi sono. Ma la sfiducia era derivata da assenze involontarie dal voto. Il ministro dell’Economia del governo Berlusconi, Giulio Tremonti, la cui legge consuntiva si discuteva, era uscito in quell’attimo dall’aula per una disattenzione o una necessità fisica. Nel regolamento del Senato, in ogni votazione, su qualsiasi tema, l’assenza dall’aula, mentre si vota, vale come voto contrario. Il senatore Bossi della Lega, era alla bouvette e le condizioni fisiche gli impedivano di correre nell’aula. Anche se si volesse sostenere che Tremonti non credeva alla propria contabilizzazione del passato, ciò non comportava la sfiducia sulla sua manovra di bilancio, ma la revisione di dati passati.

La nomina di Monti a senatore a vita, da parte del presidente della Repubblica, non dopo svolto l’incarico di governo, come riconoscimento di lavoro fatto giudicato degno di passare alla storia, bensì prima che la iniziasse, ha lasciato la sensazione che lo si volesse battezzare come uomo della provvidenza, per un compito d salvatore della patria, mediante la politica del rigore del bilancio. Ma il governo di Mario Monti, sbagliò il rigore, andando troppo in alto, oltre i pali superiori, come il calciatore Jorge Louis Jorginho, nel suo calcio di rigore della nazionale italiana contro la Svizzera. Questo sbaglio per eccesso-anziché metterci in sicurezza per i mondiali, ci ha inguaiato. La politica di rigore di Monti, con la tassazione patrimoniale sugli immobili sbagliata per sua natura e comunque per eccesso, ha fatto cadere il PIL A ciò si è aggiunta la legge Fornero sulla pensione obbligatoria a 75 anni, che ha creato disagio sociale e sfiducia perché le norme erano retroattive, ledendo i diritti di pensionamento stabiliti in precedenza. Mentre il Pil calava, per il rigore sbagliato, la spesa corrente era aggravata dagli indennizzi del governo per gli esodati: lavoratori pensionati nel frattempo senza l’età della nuova legge. Il declino del PIL italiano in termini reali, cioè al netto dell’inflazione, fu di 2,3 punti nel 2012 e di altri 1,9 nel 2013. In totale di 4,30 punti. Dal 2014 al 2019 il Pil è cresciuto di +0,1 nel 2014, di +0,8, nel 2015, di + 0,9 nel 2016, di +1,6 nel 2017, di + 0,9 nel 2018 e di + 0,3 nel 2019 prima della pandemia. Così i governi di sinistra e il governo 5 stellato hanno generato un recupero di PIL di solo 3,6 punti. Dunque quando – secondo la vulgata – vi era il peggio dovuto a Berlusconi il Pil era più alto di un punto di quando si sono installati nel potere i miglioratori. Quando c’era Berlusconi, cioè il peggio , nel 2011, il debito pubblico era al 120% del PIL Nel 2019, culmine dei governi dei miglioratori, il rapporto debito/PIL era arrivato al 134,8: un peggioramento di 15 punti in 10 anni.

Berlusconi aveva semplificato gli investimenti con la legge obbiettivo; con la legge Biagi aveva reso più flessibile il mercato del lavoro; con i contratti di produttività voleva rilanciare la crescita e ridurre le crisi aziendali. Alla pensione sociale da lui introdotta è stato sostituito il reddito di cittadinanza. Berlusconi voleva la flat tax. Ora c’è il rischio del catasto patrimoniale. Si stava meglio quando si stava peggio!

Adesso anche Monti lo ammette, ma sul Corriere della Sera scrive che non è colpa sua. Bensí di Draghi, che non fa le riforme. Il quale con la zavorra dei miglioratori è impantanato in mezzo al guado: da cui potrà uscire con gradualità.

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