Fonte:iltempo 26 gennaio 2021 di Franco Bechis

Conte ha dato le dimissioni insieme a tutto il suo governo. Lo ha fatto dopo avere pasticciato e anche peggio per una settimana andando personalmente a caccia di senatori voltagabbana, e mostrando di non avere il porto d’armi e di non sapere nemmeno come si fa quel mestiere. Ha farfugliato anche istituzionalmente nelle ultime ore, rendendo caotico un passaggio che era invece naturale e che andava compiuto già da giorni anche per rispetto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Poi ieri sera ha voluto lasciare un messaggio sulla sua pagina Facebook forse per la prima volta dignitoso ed equilibrato, ma allo stesso tempo pieno di speranza che la sua avventura non finisca qui. L’avvocato ha ancora possibilità di restare in sella e guidare il suo terzo governo, ma la strada è indubbiamente in salita. La principale ragione della crisi politica che ha diviso la maggioranza che c’era era proprio Conte e il suo stile di governo: molta comunicazione, grandi pavoneggiamenti, pochissima sostanza. Sarà difficile che nel giro di consultazioni che inizieranno questo pomeriggio al Quirinale ci sia un plebiscito di indicazioni sul suo nome. Lo faranno sicuramente i gruppi Pd e M5s, la componente Leu e forse qualcuno qua e là nei gruppuscoli che verranno consultati, forse anche quello un po’ artificiale che si è costituito in extremis ieri sera in Senato mettendo insieme i voti sparsi che Conte aveva ricevuto all’ultima fiducia senza però raggiungere la maggioranza assoluta. Ma la novità potrebbe venire dall’apertura di uno di questi gruppi ad altri possibili premier e ovviamente dalla chiusura di Matteo Renzi a una riconferma dell’incarico dell’attuale premier. Se si apre all’ipotesi di altri candidati è sicuro che sul loro nome la maggioranza conquisterebbe numeri più consistenti e la legislatura andrebbe avanti.
Una cosa è certa: l’attuale squadra di governo ce la siamo messa alle spalle e molti di quei nomi non potrebbero riapparire nemmeno in un Conte ter. Già questa è una buona notizia.
C’è una certa spinta interna al centrodestra per mettere un piedino in un nuovo esecutivo, facendosi coinvolgere in tutto o in parte. Al momento grandi e piccoli di quella coalizione hanno serrato le fila e trovato almeno una linea comune da fare conoscere al Capo dello Stato: non prestare spalle e nemmeno qualche giocatore minore all’ipotesi di Conte ter. Ci fosse qualcun altro però, sarà difficile tenere tutti sulla stessa linea. Sarebbe un errore politico, come ha dimostrato ampiamente la partecipazione dell’allora Pdl alla maggioranza che sostenne Mario Monti. Fare il bis sarebbe tragico, perché bisogna avere presente che comunque prima o poi- al massimo entro due anni- si voterà, e gli italiani non vorranno sapere più nulla di chi ha gestito un periodo che è stato e continuerà ad essere fra i più drammatici e dolorosi della storia repubblicana. Non è saggio infilarsi lì dentro a corsa ormai iniziata e compromessa. Se la legislatura dovesse andare avanti, meglio aspettare e fare una opposizione seria e alternativa a questa maggioranza politica, con cui nulla di comune ci può essere. Questo vuole dire anche fare qualcosa di diverso da quanto è avvenuto fin qui: ad esempio non dare come si è fatto i propri voti spinti dall’emergenza agli scostamenti di bilancio. Quei voti sono indubbiamente serviti, ma in cambio nulla è stato ottenuto nemmeno per quelle categorie che da nessuno della maggioranza sono rappresentate, anzi: sono perseguitate e avversate esplicitamente. E mi riferisco ai proprietari di bar, ai ristoratori, a chi gestiva una palestra, un qualsiasi locale, una discoteca, a tutte le partite Iva. Milioni di disperati ormai senza rappresentanza: si poteva bene in cambio del sì allo scostamento obbligare il governo a dare indennizzi in percentuale del fatturato perso, e non questi miserabili ristori pari al 2-3 per cento del valore che è stato disintegrato dai dpcm governativi.
La via più giusta e democratica in questo momento sarebbe dare voce a chi non ha più, almeno la stessa che ha chi invece è stato garantito e coccolato e dalla crisi economica non è stato manco sfiorato. L’unico modo è quello di chiedere a tutti gli italiani da chi vorrebbero essere governati oggi: non con un sondaggio o una inchiesta sulla popolarità, ma nell’unico modo che uno Stato occidentale degno di questo nome conosce in una situazione politica così, le elezioni. Non piaceranno a chi si è inchiavardato a una poltrona da cui non vorrebbe schiodare mai, perché i guadagni ottenuti in questi anni senza fare nulla non li otterrà più nella vita. Non piacerà a chi prima non aveva un lavoro e in questi anni non ne ha imparato nessuno vedendo il futuro buio. Pace, si tratta di poche persone che non possono paralizzare l’Italia per il proprio comodo. Non piacciono le elezioni a chi ogni giorno sparge quintali di retorica maleodorante e sostiene che in mezzo alla crisi pandemica e di fronte al Recovery Plan sarebbe un dramma andare al voto. E’ falso: in queste condizioni si sta svolgendo proprio ora la campagna elettorale in Olanda, per citare uno di questi paesi. E domenica scorsa il Portogallo ha rieletto il suo presidente. Non scandalizzerebbe nessuno in Europa che l’Italia faccia questa scelta democratica. Libera scelta in democrazia: e se anche lo stesso Conte si ripresentasse ottenendo un plebiscito, sarà decisione vera degli italiani e avrà una forza di scegliere una squadra degna di questo nome che fin qui non è stata concessa. Peggio di sicuro non si può fare: la nostra economia è la peggiore in Europa, perfino la Grecia ha recuperato qualche punto rispetto a noi. Il nostro debito pubblico è esploso (più di quello della Grecia), il fardello è pesantissimo, e con il blocco dei licenziamenti abbiamo solo nascosto la polvere sotto il tappeto perché la realtà è ancora peggio. La crisi pandemica è stata sottovalutata, affrontata con errori fra i peggiori visti in giro per il mondo, contrastata tardivamente provocando la più grande tragedia che si è vista fra i più importanti paesi del mondo. Peggio del Brasile, molto peggio degli Stati Uniti tanto per intenderci. Nessun errore ha insegnato nulla, tanto che la seconda ondata è stata affrontata peggio della prima, con i peggiori ministri mai visti in azione e la peggiore squadra di consulenti e scienziati del mondo. Non citiamo nemmeno il lavoro di Domenico Arcuri, perché nemmeno Terminator sarebbe riuscito a fare tanti disastri in modo così maldestro in un tempo limitato. Peggio di così nulla può essere. Addio, governo Conte bis. Oggi è un giorno di festa.