Fonte:IlTempo 01 agosto 2021 di Francesco Storace

Era bella la rivoluzione, la gogna per la casta, la forca in piazza. Nella domenica deserta di inizio agosto a piazza Colonna potremmo sentire ancora quegli schiamazzi. La riforma della giustizia a Montecitorio diventerebbe gustosa se ci fosse in Aula la replica dei lavori della commissione che ha esaminato il provvedimento voluto da Mario Draghi e Marta Cartabia e dalla maggioranza. Perché meriteranno di essere guardate le facce dei deputati pentastellati che potrebbero beccarsi le accuse di tradimento su un tema spinosissimo per la loro ragione sociale. Marco Travaglio si sbraccia a spiegare che hanno vinto loro, ma in commissione è bastato far parlare i dissidenti de «L’alternativa c’è» per avvertire i mal di pancia dei grillini rimasti a bordo della nave. Armiamoci di popcorn, perché ne varrà la pena se le telecamere inquadreranno maggiorenti e peones pentastellati. Nel chiuso della commissione i Cinque stelle ufficiali sono stati sbeffeggiati sin dall’inizio dal capofila dei dissidenti sulla riforma, Andrea Colletti: «Si comincia con due ore di ritardo perché una delle forze politiche che costituiscono la maggioranza ha dovuto tenere una riunione per approfondire il significato della proposta del governo». Siamo agli sberleffi. Indovinate a chi si riferiva.

Se Colletti farà il bis in aula, ci sarà da munirsi anche di binocolo per goderci le contorsioni facciali dei suoi ex colleghi quando farà riferimento alla cosiddetta improcedibilità, ovvero alla cancellazione di quel fine processi mai che tanto li fece sognare sotto la guida di Alfonso Bonafede. «Si determinerà sostanzialmente – è stata la botta arrivata tra capo e collo ai Cinque stelle – la prescrizione processuale di moltissimi reati in tempi brevi». Con tanto di chiosa rivolta ai suoi ex colleghi dallo stesso Colletti: «La volontà sembra essere quella di favorire imputati eccellenti, cari esponenti della maggioranza». Provate a immaginare la stessa scena ripetuta in Aula e i Vaffa che si indirizzeranno reciprocamente. Orrore, rinfacciano i dissidenti agli ortodossi, per quel «meccanismo incostituzionale e pericoloso che prevede la possibilità che il Parlamento possa indicare le priorità nell’esercizio dell’azione penale». Già, erano fatti così e ora non più. Ci sono arrivati in Parlamento e adesso devono ingoiare. Probabilmente rincarerà la dose un altro fuoriuscito dal Movimento, anche lui approdato a «L’Alternativa c’è», Francesco Forciniti. In commissione ha criticato con tanta di quell’asprezza l’articolo che modifica l’istituto della messa in prova che è arrivato a definirlo uno «svuotacarceri». E guardando i banchi da dove arringava nel passato, ha detto ai suoi ex compagni di strada: «Qual è il reale pensiero dei colleghi del MoVimento 5 Stelle in merito al “disegno criminale” – così è arrivato a definirlo – contenuto nella proposta emendativa?». Ma è proprio sulla prescrizione che si sono scatenati, «una evidente sconfitta del MoVimento 5 Stelle sulla modifica della disciplina in materia di prescrizione del reato, sconfitta confermata dal silenzio del gruppo», ha messo a verbale con perfidia degna di miglior causa il solito Colletti. Per poi urlare: «Rendete improcedibili anche i delitti previsti dall’articolo 416-bis del codice penale».

I toni velenosi sono stati notati da tutti: «Consentire l’improcedibilità per i reati di mafia equivale a fare un favore alle organizzazioni criminali, rammentando come tale misura si aggiunga alle modifiche alla disciplina del subappalto introdotte dal recente decreto legge semplificazioni». Voi state facendo «un favore alla mafia». Ma non aveva «vinto» Conte, secondo il verbo del Fatto quotidiano? I deputati pentastellati in commissione si voltavano dall’altra parte, chissà che accadrà oggi in Aula. Il presidente Roberto Fico rischierà di dover fare da buttafuori tra vecchi e nuovi compari di partito. C’è da augurarsi – da parte di Giuseppe Conte e compagnia – che i nervi già tesi non vengano ulteriormente scossi con gli argomenti adoperati in commissione. «Nessuno dei deputati del MoVimento 5 Stelle ha ritenuto di intervenire – ha infine affondato la lama Colletti – tale atteggiamento costituisce la prova della vergogna che provano nel votare in senso favorevole alla riforma». Forse, ecco la bordata finale, «il MoVimento 5 Stelle, oggi al potere, nutre il timore che tali reati (si parlava di quelli a sfondo ambientale) possano essere contestati a qualcuno dei suoi esponenti». È «la fine dello spazzacorrotti di Bonafede». Ecco, non ditelo a Marco Travaglio.

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