Conte non vuole mollare la poltrona e “minaccia”: «Girerò città per città».

 

Fonte:secoloditalia 17 gen 2021 di Giorgia Castelli

L’ammucchiata giallorossa si sta rendendo conto che la situazione è precipitata, la caccia ai “giuda” non ha ottenuto i risultati sperati. La Boschi va sul sicuro: «Senza di noi quota 161 al Senato è irraggiungibile». Il pallottoliere delude Pd e M5S, sono tutti convinti che al massimo la (ex) maggioranza ha 158 voti. E anche se si arrivasse a 161 il governo sarebbe debolissimo e avrebbe ogni giorno l’acqua alla gola. Conte però scalpita, non vuole mollare la poltroa.

Conte pronto a girare l’Italia “città per città”

Il premier è nervoso, “minaccia” di fare il protagonista anche in caso di elezioni. E a spiegarlo nei dettagli c’è un retroscena del Corriere della Sera. Come scrive Monica Guerzoni, Conte già lavora alla resurrezione. «Se non prendo la fiducia il governo cadrà in Parlamento, davanti agli occhi degli italiani – ragiona a porte chiuse -. E se a giugno si vota, la vittoria della destra è tutt’ altro che scontata. Girerò l’Italia città per città, paesino per paesino, casa per casa…». Il progetto della lista “Insieme” è sempre in piedi. Ma intanto, osserva il Corriere nel suo retroscena,  il rischio è che la crisi si allunghi, con il virus che corre e voti fondamentali che incombono. Lo scostamento di bilancio, per cominciare, dove i 161 sì al Senato sono necessari. «Basta un trappolone parlamentare e andiamo a casa», scuote la testa un esponente del governo che spera di ricucire con Renzi. Ma questo, scrive ancora il Corriere, per Conte è un totem: «Non se ne parla».

Le rassicurazioni del Pd

Raccontano i dem, si legge sul Corriere,  che sarebbe stato Dario Franceschini a suggerire a Conte di portare la crisi in Aula e spiegare al Paese che è stato Renzi a volere la rottura. «Se prendo la fiducia anche con qualche voto in meno dei 161, il governo continua il suo viaggio – ha preso atto Conte –. Ma sarà un governo debole». Il contrario di quello che il Quirinale auspica. Scrive ancora il quotidiano milanese, Nicola Zingaretti e Dario Franceschini lo hanno rassicurato: «La fiducia la prendi, il tema è con quanti voti… Pensiamo a vincere e poi si rafforzerà la maggioranza, dal programma, alla squadra, ai voti in Parlamento». E se tutto va male? Se sarà bocciato, scrive ancora il Corriere,  come accadde a Romano Prodi? In virtù del “patto di ferro” che il premier è sicuro di aver stretto con il leader dei partiti, non resterebbe che prepararsi al voto anticipato a giugno.