Estratto da SecoloD’Italia 7 maggio 2023
L’alleanza con il Pd? “Non c’è una concreta prospettiva, almeno nell’immediato, per una alleanza strutturale”. Giuseppe Conte è netto. Niente involuzioni retoriche, stavolta. L’alleanza con il Pd non è qualcosa sul tavolo per il momento, dice il leader M5S a una settimana dal voto sulle amministrative. L’alleanza non è all’orizzonte. Piccola storia di un’asse mai nato che l’ex premier vede come un abbraccio mortale in termini elettorali. A un certo punto della lunga intervista con Lucia Annunziata a In Mezz’ora in Più su Rai3.tv, il presidente pentastellato tocca il nervo scoperto. Quello che forse sta dietro a quelle agende così impossibili da incastrare, da tenere lui e Elly Schlein lontani da qualunque iniziativa comune nelle ultime settimane: la lotta per la leadership del campo progressista. L’assenza di Conte dalla piazza dei sindacati a Bologna – dove la segretaria dem è andata- ne è una prova.
Conte alla Schlein: Il Pd è arrivato su posizioni che noi avevamo da tempo
“Noi non vediamo nessuna prospettiva per cedere una leadership del campo progressista nel definire le battaglie da intraprendere, nel definire un futuro migliore”, scandisce Conte. Rivendica la primogenitura della battaglie portate avanti dai 5 Stelle. Sono “battaglie di frontiera”, più avanzate insomma rispetto a quelle di un Pd che semmai “sta raggiungendo posizioni che noi già avevamo da tempo. Anzi sono nostri cavalli di battaglia”, come il salario minimo. Schlein “copiona”, insomma. Su altre le posizioni si resta distanti, come ai tempi del Pd di Enrico Letta. “Su altre posizioni non abbiamo registrato un effettivo cambiamento” con l’arrivo di Schlein: “come sul conflitto russo-ucraino e anche per quanto riguarda le tecnologie eco sostenibili. Parlo di inceneritori che per noi sono banditi”. Quindi? “Se non ci sono condizioni per convergere sul piano strutturale in un alleanza è bene che le forze progressiste” vadano avanti sulle loro battaglie: “noi conduciamo battaglie di frontiera come quella della riduzione del tempo di lavoro a parità di salario. Su queste battaglie noi continueremo per la nostra strada”. Da soli.
Il campo progressista non c’è
Insomma, strada più che in salita per la ricostruzione di un campo progressista. Il leader M5S attacca poi il comportamento del Pd sulla questione delle nomine di garanzia. La Schlein scelse di “scappare” e non partecipare alle votazioni, diversamente dal M5S: “Se ci sono dei passaggi, come gli uffici di presidenza della Camera e Senato in cui ci sono ruoli che spettano alle opposizioni, il Movimento 5 Stelle deve esserci e ha diritto di essere rappresentato. Come è stato sulle magistrature speciali: deve esserci doverosamente la rappresentanza delle opposizioni. Ma è sempre successo, non è inciucio e perchè quando lo fa il Pd perchè non si dice nulla?”. Bordata sull’Aventino scelto dalla Schlein. Unico punto in comune, il tavolo delle riforme di martedì. In vista degli incontri sulle riforme convocati dal premier Giorgia Meloni, si conferma l’unico punto di convergenza con il Pd: entrambi nettamente contrari alla riforma Calderoli sulle autonomie e la bocciatura sia sul presidenzialismo che sul premierato. Un po’ poco.
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