Fonte:Ilgiornale 9 Febbraio 2021 di Martina Piumatti

Draghi dovrà decidere: confermare Arcuri o trovare un’alternativa. Due le ipotesi: il “modello Bertolaso” con la Protezione civile in campo o affidare la logistica a esperti delle forze armate.

Arcuri o non Arcuri? Questo è il dilemma. Con l’arrivo di Mario Draghi la poltrona del super commissario per l’emergenza potrebbe avere le ore contate. E dopo la molto discussa, e discutibile, gestione centralizzata della crisi pandemica ci si chiede che fine farà Domenico Arcuri. Dalle mascherine alle siringhe strapagate ai “famigerati” banchi a rotelle, al potenziamento delle terapie intensive, al piano vaccinale che fa acqua fino al “pasticcio” delle primule. Difficile che il premier incaricato, con riserva, possa confermarlo una volta entrato in carica. In fondo, come sottolinea Il Foglio, l’ad di Invitalia prestato all’emergenza Covid, potrebbe rappresentare il capro espiatorio perfetto. L’incarnazione di una fase politica, quella del Conte bis, fallimentare su tutta la linea. A chiederne la testa sono in tanti. Indifendibile agli occhi dell’opinione pubblica e, quindi, da scaricare.

Pianificazione e logistica sono i punti deboli della campagna vaccinale in corso su cui lavorare nel dopo Arcuri. Le “primule”, i padiglioni temporanei da installare nelle varie piazze per le somministrazioni di massa, dovevano essere 1500 e, invece, per ora saranno solo 21. Sempre che si trovino soldi e fornitori per costruirle. Al di là del costo esorbitante, 400mila euro a primula, difficilmente sarebbero pronte per l’avvio, fissato per aprile, della vaccinazione di massa. Quindi, le Regioni, molto scettiche sulla trovata propagandistica targata Arcuri, si stanno organizzando in proprio, individuando teatri, palazzetti dello sport, palestre, fiere, strutture sanitarie. Anche sul piano strategico le Regioni stanno cominciando a fare da sè, scavalcando il modello centralizzato di logistica con un’operatività capillare sul territorio. Dal “metodo Bertolaso” della Lombardia che punta all’immunità di gregge entro fine giugno all’impiego dei medici di base per individuare le persone più fragili e fornire le liste per le priorità, all’affidarsi alle imprese locali per la produzione e il trasporto dei vaccini.

La chiave per una gestione efficiente starebbe nel coinvolgimento capillare delle forze in campo. Due le ipotesi sul tavolo nello scenario post Arcuri. Una sarebbe il “modello Bertolaso” che verrà proposto da Matteo Salvini al secondo giro di consultazioni con Draghi. Segnali che questa potrebbe essere un’opzione papabile arrivano dal Cts. Nei giorni scorsi, riporta Il Foglio, diversi componenti del Comitato tecnico scientifico hanno chiesto un coinvolgimento della Protezione civile, data la forte presenza sul territorio e le competenze per gestire operazioni del genere. L’altra possibilità potrebbe essere il coinvolgimento di un professionista della logistica, magari proveniente dal mondo delle forze armate. Che, oltre a segnare una netta discontinuità, permetterebbe di depoliticizzare il ruolo. L’incarico del super commissario scadrebbe il 31 marzo. Ora la palla passa al premier incaricato. Draghi dovrà decidere se confermare Arcuri, difficile, o dargli il ben servito, evitando di prorogagli l’incarico.

Riflessioni sull’articolo

Difficilmente verrà confermata, come lo chiama simpaticamente, Il direttore Giordano il commissario dei mie tamponi, sono stati tanti gli orrori commessi, l’autorevolezza di un dirigente sta nel commettere nel suo operato il minor errore possibile, qui si e sbagliato quasi tutto, errori banale, per di più pende sulla sua testa l’inchiesta sul caso mascherine, a mio parere va sostituito e verrà sostituito senza ma e senza se..

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