Fonte:secoloditalia 21 gen 2021 di Redazione
Giorgia Meloni ha una parola e la mantiene. L’unica via di uscita dalla palude che si sta prospettando è il voto. E non si rassegna, non  vuole «dare per scontato che il capo dello Stato si accontenti di fare solo da spettatore». E ritiene plausibile che Mattarella possa esercitare un ruolo chiave per sciogliere le Camere. L’intervista al Corriere della Sera in edicola spiega punto per punto i termini di una situazione poco decorosa per le istituzioni.

Meloni: “Dimissioni, in un mondo normale…”

 “Al di là delle interpretazioni di parte, la situazione è chiara: il governo perde un pezzo della sua maggioranza, chiede la fiducia e non ottiene né la maggioranza assoluta per governare in un momento tanto delicato, né quella dei presenti: sommando i no e gli astenuti e un presente che non partecipa al voto, siamo 157 a 156 che non votano la fiducia”. Le dimissioni sarebbero l’unica risposta dignitosa,  “in un mondo normale succede così”, risponde al quotidiano.

Il precedente del governo Berlusconi

C’è un precedente che parla chiaro, ricorda la leader di FdI: “Il governo Berlusconi nel 2011 si dimise ottenendo alla Camera sul voto di Bilancio una maggioranza di 308 voti. Ed era un esecutivo scelto dagli elettori. Con un premier da loro indicato, non uno a capo di una coalizione di forze che si sono combattute in campagna elettorale, un signore di cui gli italiani non conoscevano l’esistenza prima che ricevesse tale incarico”.

Meloni: “Abbiamo assistito a un mercimonio”

Pertanto “è irresponsabile andare avanti con un governo che sta in piedi grazie al voto di voltagabbana attratti da promesse e prebende di ogni tipo, echeggiate perfino nel discorso di Conte in Aula”. Insomma, solo chi non vuole vedere non vede che “abbiamo assistito a un mercimonio, tra le righe si leggevano nomi e cognomi di quelli a cui chiedeva aiuto in cambio di qualche rassicurazione. Un assoluto scandalo, che danneggia anche l’immagine del Paese”.

“Fiera di FdI”

L’opposizione poteva affondare il colpo, ma ha perso pezzi e Renzi si è solo astenuto, gli si fa notare nell’intervista. La Meloni risponde con fierezza: “Due sole defezioni al Senato in tutto il centrodestra e nessuna di FdI; dopo una settimana in cui dal governo arrivavano annunci trionfalistici sulla nascita di nuovi gruppi a sostegno di Conte che ci avrebbero decimati” . Ecco di fronte a questo teatro,  “mi sembra indichino che non siamo messi così male… Tanto più tenendo conto della diversa forza in campo tra chi fa l’opposizione”. E soprattutto tenendo conto che  c’è stato “chi, da Palazzo Chigi, fa partire a raffica telefonate suadenti chiedendo: “cosa vorresti in cambio per sostenere l’esecutivo?”. Di fronte a tutto ciò la Meloni fa notare “la compattezza del centrodestra”.

“Renzi? Distonico il suo modo di agire”

Sul comportamento di Matteo Renzi la Meloni afferma: “Ho considerato un po’ distonico il suo modo di agire in questa crisi: prima rivendica di aver fatto nascere il Conte II; ma dice che Conte è pessimo, poi lo sfiducia e però dice che è pronto a tenerlo lì… I senatori di Italia viva hanno votato alla seconda chiama, forse si sono tenuti aperte entrambe le porte: dare il colpo finale al governo se ci fossero stati i numeri o lasciare ancora uno spiraglio alla ricucitura”.
“Parlamento bloccato”
Senza tentennamenti sarà invece l’opposizione di FdI.  «Non faremo il male degli italiani, mai. Ma faremo tutto il possibile per avere un governo all’altezza del momento. È nostro compito di opposizione dimostrare che questo esecutivo non ha i numeri: non hanno la maggioranza in 10 commissioni su 14. Con tutte le conseguenze che ne discendono. Il Parlamento già da due mesi è bloccato per questa crisi che hanno aperto loro: fa poco e male, è quasi immobile. D’ora in poi sarà ancora peggio, e non possiamo permettercelo”.

Mattarella potrebbe sciogliere le Camere

E’ questa la tragedia che il Paese sta attraversando,  al di là delle tattiche indigeste a cui stiamo assistendo. Per questo oggi il centrodestra salirà al Colle per  dire proprio questo, risponde la Meloni al Corriere.  «Sì, e siamo certi vorrà ascoltare anche il punto di vista dell’opposizione…». Alla domanda se crede nella possibilità che il capo dello Stato possa sciogliere le Camere; pur  con un governo che ha ottenuto la maggioranza, la Meloni ragiona: “E perché no? Non io, ma un costituzionalista come Mortati ha interpretato l’articolo 81 della Carta come la facoltà del capo dello Stato di sciogliere le Camere quando dovesse ravvisare che c’è troppa distanza, c’è discrasia, tra il Paese e il Palazzo. Ed è praticamente la fotografia di questo momento”.

Serve un governo forte

Il ragionamento è tanto valido quanto coerente dal punto di vista istituzionale. Ricorda Giorgia Meloni: “Io le elezioni le chiedevo anche quando avevo solo il 3%. Perché penso che in momenti difficili per il Paese, in cui vanno prese decisioni, serve un governo forte nei numeri e nel mandato popolare. Non uno raccogliticcio il cui capo, per tenere buoni partiti e parlamentari terrorizzati, dice persino che interverrà su un terreno che non gli compete: come quello della legge elettorale, sostenendo un proporzionale il cui unico fine è salvare l’inciucio oggi e tentare di rifarlo domani”.
E se Mattarella non sciogliesse le Camere, Giorgia Meloni risponde così: “Credo che chiedere il voto sia legittimo, come lo sarebbe verificare le condizioni per un incarico al centrodestra; che a differenza di questa maggioranza è formato da una coalizione coesa”.  Giorgia Meloni è coerente e aggiunge: “Temo però che ci troveremmo di fronte a numeri insufficienti o risicati anche in questo caso. E per noi, a differenza loro che tengono solo alle poltrone, prima di tutto viene l’interesse del Paese: che è quello di avere un governo forte, coeso e con mandato popolare».