Fonte:opinione di Giuseppe Vignera

È finita male la recita al Senato della premiata compagnia teatrale “Conte & company”. Un risultato sicuramente non come sperato dal presidente del Consiglio e la sua risicatissima maggioranza, visto tutto l’impegno profuso, per acquistare al mercato delle vacche qualche giovenca per puntellare la maggioranza. Dal 19 gennaio stiamo assistendo da parte di Giuseppe Conte ad una frenetica attività per recuperare il numero di senatori necessari ad avere una maggioranza in Senato, cosa che gli permetterebbe di non dimettersi. Certo, per raggiungere tale risultato ciò che si otterrebbe sarebbe il definitivo tramonto di tutto quello che il Movimento 5 Stelle aveva urlato più di una volta riguardo il trasformismo parlamentare e la lucentezza del curriculum penale dei rappresentanti del popolo. Un pezzo alla volta il Movimento ha perso la sua anima, è diventato peggio di un partito della Prima Repubblica, perché all’amore per la poltrona si unisce il loro pericoloso dilettantismo.

Siamo così grazie al fatto che Conte, non avendo il carattere da statista, non si rende conto che ha perso la partita e che deve cedere il posto, in presenza di un ulteriore periodo di preoccupante instabilità politica. Questo fatto non è sicuramente di grande aiuto per il Paese, visto quello che dobbiamo affrontare nei prossimi mesi. Partiamo dal piano vaccinazioni che è stato venduto al Paese come un plus. Primi in Europa per il numero di vaccinazioni ed invece si sta rivelando un fallimento. Le dosi del vaccino Pfizer non arrivano, così come stabilito, era anche immaginabile che una devianza ci potesse essere. E così si scopre che non si è preparato un piano di emergenza per affrontare questa situazione. Così scopriamo che i numeri di persone vaccinate nei tempi stabiliti non sarà mai quello promesso da Domenico Arcuri, continuiamo comunque ad affidare tutto a lui, mi raccomando.

Abbiamo da consegnare all’Europa il Recovery plan e scopriamo, tramite Matteo Renzi, che così com’è scritto è gravemente insufficiente. Il tempo passa e la situazione delle piccole medie aziende, investite dalla pandemia e da una politica a “geometria variabile” del governo nell’affrontarla, sta iniziando a presentare i suoi conti tragici. Le partite Iva chiudono, in quanto i costi non si fermano a dispetto dei Dpcm. Vista quindi la situazione generale, mi domando cosa stia aspettando il presidente Sergio Mattarella ad intervenire con forza, chiedendo che si formi un nuovo governo o sciogliendo le camere, in modo che si possa permettere l’esercizio della democrazia, dando al popolo italiano il modo di scegliere che li deve guidare per i prossimi anni.

Oggi mi viene in mente questa immagine, pensando alla nostra Patria: noi tutti siamo come una famiglia in vacanza, padre e madre e figli, saliti su un piccolo aereo, già mezzo sgangherato che appena a bordo ci sono venuti i brividi. Poi alla guida ci rendiamo conto che non vi sia un vero pilota, ma forse un’apprendista o qualcosa del genere al suo primo volo. E davanti a noi si staglia una di quelle tempeste tropicali, di dimensioni spaventose. Cosa fareste se aveste la bacchetta magica? Io sono sicuro che chiedereste di cambiare l’apprendista pilota con un provetto. O, ancora meglio, di riuscire ad atterrare per cambiare compagnia aerea. Mi auguro che Mattarella, l’unico che ha in mano la bacchetta magica, non si faccia complice di un governicchio raccogliticcio, di transfughi dai vari partiti, che renderebbe la guida dello stesso oltremodo difficile, in quanto facile preda di ricatti. Ormai lo dicono tutti, anche i giornali più vicini al governo, che questa situazione non è ulteriormente tollerabile. La mano ora è tutta nelle mani del presidente della Repubblica: faccia atterrare l’aereo o cambi il pilota e l’equipaggio.