Fonte:Secoloditalia 24 marzo 2021 di Viola Longo

Ha suscitato forti proteste la decisione del governo di cambiare linea sull’ergastolo ostativo, ovvero di aprire alla possibilità che possano accedere alla libertà condizionale anche i condannati al carcere a vita per reati di mafia o terrorismo che si rifiutano di collaborare con la giustizia. Il tema è all’attenzione della Corte costituzionale, che deve esprimersi sulla costituzionalità, appunto, della norma.

Il cambio di linea del governo sull’ergastolo ostativo

La sentenza era attesa per oggi, ma la Consulta ha fatto sapere che non arriverà neanche per la prossima settimana, quando invece proseguirà al discussione. A sparigliare è stato l’inatteso cambio di linea dell’Avvocatura dello Stato, che nel giudizio rappresenta il governo. L’avvocato dello Stato, Ettore Figliolia, dal quale ci si aspettava la richiesta di rigettare l’ipotesi di incostituzionalità, ha invece aperto alla possibilità che i giudici di sorveglianza concedano i benefici anche a mafiosi e terroristi irriducibili. Un colpo di scena nel quale ha avuto un ruolo il nuovo ministro della Giustizia, Marta Cartabia.

Il ruolo della Cartabia

Figliolia, infatti, nel suo intervento ha fatto riferimento a una sentenza dell’ottobre del 2019 di un collegio della Consulta che giudicava incostituzionale l’ergastolo ostativo. Collegio del quale faceva parte la Cartabia, prima di approdare alla presidenza della Corte costituzionale. La notizia del cambio di linea del governo è stata accolta con rabbia dai parenti delle vittimeSalvatore Borsellino, fratello di Paolo, ha parlato di “resa incondizionata dello Stato”. “A 30 anni di distanza – ha aggiunto – stanno pagando la più grande e grossa cambiale prevista dalla trattativa”. Per Maria Falcone, sorella di Giovanni, poi, “consentire a un boss ergastolano che non abbia mai intrapreso la strada della collaborazione con la giustizia di godere di permessi premio sarebbe un clamoroso arretramento nella lotta a Cosa nostra”.

Maria Falcone: “Normativa costata sangue e sacrifici”

“Nella nostra legislazione – ha aggiunto la sorella del magistrato ucciso a Capaci – ci sono punti fermi come l’ergastolo ostativo e il carcere duro, che sono frutto del lavoro e dell’esperienza dei tanti servitori dello Stato che al contrasto ai clan hanno dedicato la vita”. “Indebolire una normativa costata sangue e sacrifici e in grado di far mettere a segno allo Stato risultati importanti sarebbe imperdonabile”, ha aggiunto Maria Falcone, facendo comunque sapere di confidare nella “sensibilità” della Consulta. Si è detta “profondamente delusa”, poi Tina Montinaro, vedova di Antonio, il capo scorta di Falcone.

Meloni: “Un’offesa intollerabile alle vittime di mafia”

“Abolire l’ergastolo ostativo sarebbe un’offesa intollerabile alle vittime di mafia, ai tantissimi servitori dello Stato che sono caduti per combattere la criminalità organizzata e un colpo mortale al sistema di carcere duro voluto da Giovanni Falcone”, ha commentato Giorgia Meloni. “Siamo indignati dalla decisione dell’Avvocatura dello Stato”, ha proseguito la leader di FdI. Il partito, quindi, “chiede al governo di chiarire immediatamente questo cambio di rotta. Sulla lotta senza quartiere alla mafia – ha sottolineato Meloni – lo Stato non può lanciare segnali di cedimento”. Sul tema è intervento anche il responsabile Giustizia del partito, Andrea Delmastro. La presa di posizione dell’Avvocatura dello Stato, ha detto, è “un pessimo segnale nella lotta alla mafia e alle organizzazioni criminali che perseguono l’agognato obiettivo di polverizzare il regime di carcere duro sin dalla stagione delle sanguinarie stragi del 1992 – 1994″.

Il no di Salvini. Si apre uno scontro nel governo

“No a sconti per i mafiosi all’ergastolo”, è stata poi la posizione espressa da Matteo Salvini. “Lo Stato non può arrendersi, vanificando anni di impegno contro le organizzazioni criminali. Lo dobbiamo alle vittime, a chi combatte i mafiosi, ai nostri figli”, ha sottolineato il leader della Lega, ricordando che “si contano 1.261 condannati a ergastolo ostativo, ovvero il 71% di chi deve scontare il carcere a vita”. Dunque, il tema promette di avere ripercussioni anche nel governo. A meno che il Carroccio non decida che il ‘quieto vivere’ dell’esecutivo vale più della battaglia per la legalità.

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