Fonte:IlGiornale 2 Maggio 2021 di Andrea Indini

Al Concertone Fedez recita il suo solito pamphlet anti leghista. A Felicissima sera Pio e Amedeo si scagliano contro il politicamente corretto. I soloni della sinistra lodano il rapper e condannano i comici.

Sai che novità il Concertone del Primo maggio? Sai che novità i cantanti di sinistra che usano il palco per mandare messaggi politici contro il centrodestra? Sai che novità il profluvio di polemiche che ingrassano il day after della kermesse? Era tutto già scritto ancora prima che Fedez prendesse il microfono in mano. Non bisognava nemmeno supporre contro chi si sarebbe scagliato e quale visione del mondo avrebbe portato avanti. Così è stato: mega spot al ddl Zan, attacchi a testa bassa contro la Lega e un mix (scontato) del pensiero radical chic. Niente di diverso dai post con cui riempie i social. A differenza del solito ha usato il servizio pubblico come cassa di risonanza. Non è certo il primo. In passato lo hanno fatto in tanti prima di lui. E così ieri, come in uno dei tanti déjà vu a cui sono costretti gli italiani ogni anno (l’altro lo abbiamo subito giorni fa con l’ennesimo 25 aprile segnato da divisioni e banalità), i problemi dei lavoratori sono passati in secondo piano e ha vinto la propaganda politica.

Se ve lo siete persi, ecco un rapido riassunto: Fedez che si schiera per i diritti degli omosessuali; Fedez che sbraita Matteo Salvini; Fedez che punzecchia il Vaticano accusandolo di aver sovvenzionato una casa farmaceutica che produce la pillola del giorno dopo. Ci siamo dimenticati qualcosa? Non credo. Forse, in un anno tristemente segnato da 945mila posti di lavoro andati in fumo, una disoccupazione giovanile al 33% e una crisi economica devastante, ci saremmo aspettati uno sforzo maggiore. Ma tant’è. A rileggere l’intervento, che ha messo tanto in ansia i vertici Rai prima ancora di pronunciarlo, non c’è nulla fuori posto. È tutto lì dove deve essere. Dopo un breve preambolo, con un appello a Draghi affinché tuteli il settore dello spettacolo “decimato dall’emergenza Covid”, ecco il rapper (fresco del secondo posto al Festival di Sanremo) sfoderare gli artigli contro la Lega. Cosa c’è di nuovo? Nulla, appunto. Forse sarebbe persino passato inosservato se la vice direttrice di Rai 3, Ilaria Capitani, non gli avesse telefonato per metterlo in guardia e ne fosse scaturita l’ennesima polemica (stucchevole) sulla libertà di espressione.

“Il coraggio di Fedez dà voce a tutte quelle persone che ancora subiscono violenze e discriminazioni per ciò che sono”, ha subito commentato il deputato piddì Alessandro Zan, padre del ddl promosso da Fedez. “Il Senato abbia lo stesso coraggio ad approvare subito una legge per cui l’Italia non può più attendere”. In realtà, tutto sto coraggio sul palco del Concertone non si è visto. I social sono pieni di vip, cantanti e artisti che difendono il ddl Zan. Avete presente le manine che spuntano ovunque su Facebook? Ecco. Da giorni lo stesso Fedez ingaggia scontri (verbali) con Salvini o con altri leghisti sullo stesso argomento. Persino lo smalto per unghie è diventato un campo minato (e un’occasione di business). Se, invece, volete vedere qualcosa di veramente coraggioso, prendetevi venti minuti di pausa e, se venerdì sera ve lo siete persi, ascoltate qui: è lo sketch di Pio e Amedeo contro il politicamente corretto. Venti minuti di provocazioni fuori dal coro per spiegare che il problema non sono le parole ma le intenzioni. Si possono dire tranquillamente negro o ricchione senza esser per forza razzisti. “Ci vogliono far credere che la civiltà sta nelle parole, ma è tutto qua, nella testa”, hanno spiegato i comico venerdì sera nell’ultima puntata di Felicissima sera su Canale 5. “Fino a quando non ci cureremo dall’ignoranza di quelli che dicono con fare dispregiativo, che è quello il problema, ci resta un’unica soluzione”. E cioè: l’autoironia.

Al giorno d’oggi per dire quello che hanno detto Pio e Amedeo ci vuole coraggio. Se lo fai, rischi il linciaggio. E così è stato: lo sketch (per quanto chiarissimo ai più) non è stato capito dalla sinistra. Il Partito democratico, che in queste ore sta cavalcando lo scontro tra Fedez e la Rai gridando alla censura, si è addirittura spinto a presentare un’interrogazione parlamentare per stigmatizzare la comicità del duo pugliese e pretendere da Draghi un intervento in difesa dei diritti degli omosessuali. Il tutto perché i due comici provano a spiegare agli italiani che la cattiveria non sta nelle parole ma in quello che le persone hanno dentro. Le cattive intenzioni, appunto. “Se dici a un tuo amico ‘Ué negro, andiamo a mangiare?’, non lo offendi. Ma, se gli dici ‘nero torna a casa tua!’, sì”. Non è una lezione semplice da afferrare per chi ha sempre deciso, in nome di tutto il Paese, cosa è giusto e cosa non lo è. Mettersi contro queste persone, che si sentono i padroni della verità (da anni si arrogano questo diritto), è il vero coraggio. Pio e Amedeo lo hanno avuto. E hanno dimostrato di essere dei giganti. A differenza di molti altri.

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