Fonte:IlTempo 18 luglio 2021 di Dario Martini

La commissione parlamentare d’inchiesta sulla pandemia non si dovrà occupare di cosa ha fatto l’Italia per affrontare l’emergenza. La maggioranza, ad eccezione di Italia Viva, ha deciso che l’indagine dovrà limitarsi al periodo antecedente al 30 gennaio 2020. In pratica, ci si dovrà concentrare solo sulla Cina. Infatti, si dovrà valutare solo la «congruità delle misure adottate dagli Stati di origine del virus Sars-CoV2 per evitare la propagazione nel mondo». La gestione Conte-Arcuri per fronteggiare il coronavirus è salva. I parlamentari chiamati ad indagare non dovranno porsi domande sull’acquisto delle mascherine e dei respiratori, sulle terapie intensive intasate, sui dpcm e sulle indecisioni nel decretare il lockdown di marzo. Insomma, non dovranno pensare a tutto ciò che è accaduto nell’ultimo anno e mezzo. La proposta di una commissione d’inchiesta sul Covid è stata cambiata radicalmente prima dell’approdo in Aula alla Camera dove è calendarizzata per martedì prossimo. Nella seduta congiunta dell’8 luglio scorso delle commissioni Affari esteri e Affari sociali, infatti, alcuni emendamenti di Pd, M5s, LeU hanno ristretto notevolmente i poteri dei venti deputati che avranno 14 mesi di tempo per indagare.

Il testo iniziale, infatti, già nel titolo stabiliva che la commissione d’inchiesta avrebbe dovuto occuparsi delle «cause dello scoppio della pandemia» e sulla «congruità delle misure adottate dagli Stati e dall’Organizzazione mondiale della sanità per evitarne la propagazione nel mondo». Adesso, invece, non si parla più di «Stati» in generale, ma solo di quelli «di origine del virus». E scompare pure il riferimento all’operato dell’Oms. Nel testo originario, inoltre, non veniva fatto alcun riferimento all’arco temporale su cui indagare. Nella proposta emendata, invece, si chiede di «accertare l’effettiva congruità del comportamento tenuto dalle autorità degli Stati di origine dell’infezione e colpiti per primi dall’infezione stessa, con riferimento al periodo antecedente alla dichiarazione d’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale da parte dell’Oms avvenuta il 30 gennaio 2020». La nuova dicitura dei Paesi «colpiti per primi dall’infezione» o «in cui il virus si è manifestato inizialmente», si deve a un emendamento della Lega. L’Italia è sicuramente uno di questi Stati, ma restringere il campo al periodo antecedente al 30 gennaio 2020 spunta notevolmente le armi della commissione, che potrà comunque cercare di capire il motivo per cui il piano pandemico non sia stato aggiornato negli anni precedenti. I deputati di Iv hanno cercato opporsi con altri emendamenti, puntualmente respinti. Nella seduta dell’8 luglio, Lisa Noja e Gennario Migliore hanno chiesto ripetutamente di «non escludere una disamina delle misure assunte dal nostro Paese», perché non ha senso «valutare la condotta di uno Stato straniero».

A stoppare i renziani, però, c’ha pensato Piero Fassino del Pd (presidente della commissione Affari esteri), per il quale «estendere l’ambito d’indagine alle modalità di gestione della pandemia da parte delle autorità italiane», alimenterebbe «le polemiche strumentali già emerse nei mesi scorsi». Anche il relatore Paolo Formentini della Lega ha messo l’accento su un «campo d’indagine straordinariamente ampio», cosicché «da parte di alcuni gruppi di maggioranza si è valutato opportuno circoscrivere l’oggetto dell’inchiesta parlamentare». I renziani hanno inghiottito il boccone amaro.

Ad insorgere è l’unico partito d’opposizione. Per il deputato di FdI, Galeazzo Bignami, «è una farsa, un insabbiamento volto ad impedire che si faccia luce su fatti centrali avvenuti negli ultimi 18 mesi. Non si saprà mai perché il piano pandemico non è stato attivato, perché il capo di gabinetto del ministro Speranza incontrò Ranieri Guerra (numero due dell’Oms) per parlare del ritiro del report di Zambon (all’epoca funzionario dell’Oms), perché Guerra parla di D’Alema nelle sue e-mail, perché Speranza fin dall’inizio si preoccupa delle reazioni della Cina e molti altri fatti che senza una Commissione d’inchiesta vera rimarranno senza risposta. Faccio notare che anche la Lega ha sostenuto questi emendamenti». I leghisti respingono l’accusa: «A noi interessa la verità sulle origini della pandemia – dicono Formentini e Zoffili – Lasciamo ad altri ogni inutile polemica e strumentalizzazione politica del caso». Nella polemica intervengono anche i legali dei parenti delle vittime del Covid impegnati nella causa civile contro governo e Regione Lombardia. L’avvocato Consuelo Locati lo definisce «uno schiaffo morale indecente ai familiari».

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