La solita fuga di M5S e Pd dopo la scelta di Colosimo all'Antimafia

Estratto dall’articolo di Domenico Alcamo per IlTempo 24 maggio 2023

Chiara Colosimo, deputata di Fratelli d’Italia, da ieri è il nuovo Presidente della Commissione parlamentare Antimafia, eletta con 29 voti, quelli del centrodestra, mentre 4 sono andati a Dafne Musolino, di «Sud chiama Nord». La neo-eletta Presidente ha affermato: «Rivolgo il primo pensiero a Giovanni Falcone, nell’anniversario della strage di Capaci in cui perse la vita insieme alla moglie Francesca Morvillo, magistrato anche lei, e alla sua scorta composta da Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. E alle vittime di tutte le stragi, di stampo mafioso e terroristico». E ha aggiunto, rivolta agli altri componenti della Commissione: «Esprimo l’auspicio che tutti noi, insieme, potremo svolgere un proficuo lavoro, offrendo un contributo fattivo all’attività di contrasto alla criminalità organizzata». Vicepresidenti, i deputati Mauro D’Attis e Federico Cafiero De Raho, rispettivamente di Forza Italia e Movimento 5 Stelle.

Il Terzo Polo, invece, ha appoggiato Dafne Musolino. Secondo il senatore Pd Walter Verini (neo capogruppo in Antimafia) «con questa presidenza la Commissione parte azzoppata e poco legittimata». Secondo il Senatore Roberto Scarpinato, poi, «l’elezione di Chiara Colosimo rappresenta un segnale dei tempi, di questa stagione di normalizzazione di restaurazione». Molto duro, peraltro, anche l’europarlamentare Dino Giarrusso, ex M5S, che parla di «uno schiaffo ai parenti vittime di mafia». Tuttavia, dietro l’Aventino di Pd-M5S c’è anche un velo di tattica parlamentare. Lo fa notare Raffaella Paita del Terzo Polo: «Ci sono forze di opposizione, Pd e M5S, che decidono di uscire dall’Aula, anziché fare una battaglia a viso aperto. Poi, guarda caso, rientrano, quando c’è da votare i loro come vicepresidenti». Nel diario di una giornata concitata, peraltro, si rafforza quella che ormai pare essere una costante della prassi parlamentare Pd, ovvero non partecipare ai lavori quando qualcuno (o qualcosa) non aggrada. Un elenco veloce lo fa Enrico Costa, di Azione-Italia Viva: «Il Pd non va in commissione Giustizia se c’è Delmastro, esce dall’aula quando parla Foti, non partecipa per protesta alle votazioni dei Consigli di presidenza della Giustizia, non partecipa alla votazione del presidente dell’Antimafia. Più che opposizione è una fuga continuata e reiterata».

 

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