Fonte:Secoloditalia 13 settembre 2021 di Valerio Falerni

Dice il saggio (di sinistra) che sono i capricci di Matteo Salvini a complicare la vita a Mario Draghi. Sarà, però è Enrico Letta a sfornare e poi ad apparecchiare nel buffet pietanze per avvelenare il centrodestra e, quindi, per parte della stessa maggioranza. Ascoltare, per credere, le priorità snoccialate ieri a Bologna dal segretario dem in occasione della chiusura della Festa dell’Unità: ddl Zan e Ius soli. Significa legge sull’omotransfobia e sulla cittadinanza. A questo punto alzi la mano chi negli ultimi dieci mesi (ma potremmo allungare anche a dieci anni) ha mai sentito parlare di tali temi come prioritari nel salone di un barbiere, facendo la coda in un ufficio postale o nella sala d’aspetto di un medico.


Letta: «Sono priorità»

Non l’alzerà nessuno, e Letta lo sa fin troppo bene. Ma ha bisogno di far credere il contrario per piazzare bandierine identitarie. Deve delimitare il territorio, proprio come fanno certi animali con la pipì. Insomma, se l’ex-professore della Sciences Po alza la gamba non lo fa per scarsa educazione ma solo per prepararsi all’accoppiamento con il M5S senza che Giuseppe Conte si metta in testa di guidare il branco. Si scorneranno fra di loro. Quel che invece qui rileva è il doppiopesismo della stampa italiana per il modo con cui dogana le priorità di Letta, guardandosi bene dal classificare per quel che sono: mine piazzate sotto la maggioranza.

Stampa doppiopesista

Già che cosa c’entrano Ddl Zan e Ius soli con la mission dell’attuale governo? E perché dev’essere solo ed unicamente Salvini a convincersi che in un esecutivo di unità nazionale i pruriti identitari deve grattarseli da solo? Che cos’altro sono Ddl Zan e Ius soli, se non mere bandierine da sventolare in campagna elettorale? Emergenze? Beh, quella vera sarebbe rimpatriare i clandestini liberi di scorrazzare (e anche di accoltellare i bambini, vedi a Rimini) nel nostro Paese. Ma ci vorrebbe un ministro dell’Interno e noi abbiamo solo la Lamorgese. Ma guai a criticarla. L’accusa di essere sfasciacarrozze è dietro l’angolo. Letta, invece, può dire quel che vuole senza neppure scontare in pegno un titolo un po’ cattivo. Fino a quando?

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