Addio al veleno nell’ultima puntata di “Che tempo che fa”, che si trasforma in un processo al governo Meloni. Dietro il ringraziamento di Fabio Fazio alla Rai per i “40 anni bellissimi” qui trascorsi (e ci mancherebbe) la puntata del congedo diventa lo sfogatoio di frustrazioni e e “vendette”. Inizia Michele Serra, ospite in studio tracciando la sua personale ”storia politica della Rai”. C’è un brutto clima. Recriminatorio. Meschino. C’è la tendenza a incasellare tutto dentro una griglia che è al tempo stesso troppo piccola e troppo vaga: la politica, per la precisione la politica dei partiti…”. E poi ancora: “È giunta l’ora di una riflessione – chi può permettersela. Finché alla Rai comanderanno i partiti, nominando i dirigenti – perfino il direttore di Isoradio, notizie sul traffico – l’atmosfera sarà tossica“. Non c’è il senso del ridicolo. Fazio andrà via sul Nove con le sue gambe, accolto da un contratto migliore di quello che aveva con l’azienda di viale Mazzini. I piagnistei delle prefiche oltre a gettare luce tetra su un governo che ha confermato tutti i programmi propala la narrazione di una “cacciata” che non c’è stata. Si chiede Serra di che partito fossero ”Topo Gigio, il Quartetto Cetra, Tognazzi e Vianello erano uno di sinistra e uno di destra?”. Stendiamo un velo.
Littizzetto al veleno in una puntata” sfogatoio” contro il governo
Per cui era difficile trovare un congedo più velenoso. A ciò si aggiunge il monologo di Luciana Littizzetto a dare l’idea di una puntata in cui si sono liberate frustrazioni e offese all’esecutivo in carica. La comica torinese nello studio dell’ultima puntata di Che tempo che fa entra con il carrello montacarichi pronta per il trasloco ”a mezzanotte scatta lo sfratto definitivo”. Ecco, punto primo lo sfratto non c’è stato: sarà un autoesilio dorato. Battutine sul destinatario della mobilia dello studio e poi parte la derisione di Giorgia Meloni: si parla del G7 a Hiroshima e Littizzetto deridere il premier definita la “badante di Biden“. Anzi: il presidente degli Stati Uniti d’America e il capo del governo sono rispettivamente “il nonno di Heidi e Heidi”. Di seguito legge una lettera dedicata all’intera azienda Rai:e è un tutto un autoincensarsi: “Sono stati anni di grandi ascolti, di ospiti importanti” duranti i quali “abbiamo resistito grazie ai milioni di telespettatori e grazie al nostro impegno. E non grazie ad altro“.
La stizza della Littizzetto: “Spero di trovare un’Italia diversa”
La conclusione è tutta un programma: ”Ti voglio bene Rai perché non sei la parte politica che ti controlla. Sei gli artisti”. Però fino al settembre scorso questa sottile distinzione non era agli atti, stranamente. E ha concluso sperando in un ritorno alla Rai chissà. Con un ‘ultima spolverata di fiele: ”Spero ci ritroveremo in un’Italia diversa; dove chi fa il ministro non abbia paura di chi fa il saltimbanco e ricordati che la Rai è di tutti. Tua affezionatissima Luciana. ps. Bello ciao”. L’ultima frustrazione è tutta per Salvini. Che quando Fazio &Co decisero di non dare seguito al contratto in scadenza con la Rai, twittò: “Belli ciao”. L’Italia “che sogna” è quella dove “la libertà sia preservata e dove il dissenso sia sempre leale”. Sì, certo, come quello riservato al ministro Roccella. Un commiato deprimente di questo era impossibile immaginarselo. Tuttavia l’unica nota positiva – nota il Giornale- è che da domani “i 20mila euro a puntata per degli spettacoli “comici” del genere perlomeno non verranno più pagati dai contribuenti”.