Fonte:LiberoQuotidiano 21 luglio 2021

Matteo Renzi stava presentando il suo libro a Castenedolo (Brescia) che è il paesino natìo del giornalista più avvelenato con lui in assoluto, una discreta ossessione: Maurizio Belpietro. È lì, comunque, che Renzi ha annunciato la sua firma ai referendum sulla giustizia: domani alle 11,30. Ha detto: «Quando ci penso, non penso a Salvini, ma a Enzo Tortora». Stava presentando il suo libro Controcorrente nello stesso paese, come detto, del giornalista che ha scritti due contro di lui. Renzi: «Quella sulla giustizia e politica è una guerra che dura da 30 anni, da Tangentopoli a oggi. C’è una contrapposizione che arriva all’estremo con Bonafede, un dj, più che un ministro… Da boy-scout di provincia mi hanno fatto diventare un gangster internazionale. La vicenda che più mi fa arrabbiare è quella di Open: è lo stesso procuratore che ha arrestato i miei genitori, portato a processo mio cognato, indagato me, manca la mi’ nonna, che ha 101 anni». L’annunciata firma di Renzi crea stupore: ma è anche il fatto che crei stupore, francamente, a creare stupore: perché non si dovrebbe firmare? Al di là dei significati politici – tra i quali spicca il rompere le palle ai grillini in tutti i modi possibili – sono le motivazioni di chi i referendum non vuole firmarli a incuriosire di più nella loro pretestuosità. Poi ci sono quelli che ne firmano alcuni, e non altri: ma, se vogliamo, è un segno di attenzione.

La lista

Il fatto che a un certo punto siano diventati «i referendum promossi dalla Lega e dal Partito radicale» invece interessa pochi e poco, soprattutto ora che di adesioni ne sono arrivate tante anche da sinistra: Gianni Pittella, Goffredo Bettini, l’europarlamentare Giuseppe Ferrandino, l’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti (e ti credo) più altri esponenti di Italia Viva, Raffaella Paita e Roberto Giachetti. Pittella ha detto che «è un errore lasciare il garantismo alla destra». Tra le poche cose chiare, c’è che a firmare non sono solo elettori o simpatizzanti leghisti e di area radicale, ma soprattutto cittadini non particolarmente politicizzati e tuttavia consapevoli di tutte le promesse farlocche circa sempre annunciate riforme della giustizia, in sostanza mai fatte in termini perlomeno efficaci. Per questo chi firma, in genere, firma l’intero pacchetto dei 6 referendum, nonostante quello per la responsabilità civile dei magistrati appaia trainante. Abbondano perciò nomi noti del mondo della cultura e spettacolo e sport e impresa, compresi i direttori di Confimi industria edel ministero della Cultura. Non è chi ha firmato che deve spiegazioni, oggi, ma il contrario. Ettore Maria Colombo, giornalista ed elettore di sinistra, ha detto che «la malagiustizia è un male endemico dello Stato e dei rapporti tra Stato e cittadini, e ha caratterizzato l’intera vita della Repubblica italiana».

Poi c’è gente di sinistra che non può certo rappresentare una sorpresa, come gli avvocati Giuliano Pisapia e Sergio Spazzali. E c’è l’ex magistrato Luca Palamara, che volente o meno fece scoperchiare il marciume della magistratura grazie al suo libro scritto con un certo Alessandro Sallusti. E c’è aiuto annunciato da Fratelli d’Italia: «È necessario iniziare un processo di riforma radicale della magistratura», anche se, nei gazebo di Giorgia Meloni, non compariranno i quesiti sulle custodia cautelare e quello sulla legge Severino: che – parere personale – è puro timore che la gente, quella di grana grossa, possa non capirli. Poi c’è qualche giornalista come Paolo Mieli, il grande Vittorio Feltri, Giovanni Minoli e Gaia Tortora. Che a firmare sia stato anche un magistrato come l’ex pm Carlo Nordio ha destato comunque sorpresa. Ma forse altre sorprese verranno ancora da sinistra: che da quelle parti i referendum siano largamente condivisi non è un segreto, ma che molti preferiscano astenersi, in attesa di vedere come andrà a finire, neppure. Molti firmano e non dicono niente. E siccome la raccolta sta andando alla grande a prescindere, è probabile che molti si palesino nel rush finale rendendo la vittoria un trionfo ancor superiore alle previsioni.

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