Fonte:Liberoquotidiano 06 aprile 2021

A DiMartedì su La7 basta una domanda a Giovanni Floris per far balbettare il ministro della Salute Roberto Speranza. “Lei è il simbolo della lotta al Covid, dal Conte 2 a oggi. La accusano di essere un po’ improvvisatori. Pensiamo a Pasqua: prima via libera alle vacanze all’estero, poi divieto di spostamento all’interno del paese, poi viene aggiunta una quarantena per chi torna dall’estero ma che rispetta solo se uno lo vuole. Ma questo è un governo che improvvisa?“.

“No, ogni nostra scelta aveva e ha l’obiettivo di difendere il nostro Paese. Questo non è il momento per i viaggi, anche la quarantena è un deterrente, significa ‘proviamo ancora a reggere'”. Viene da chiedere, allora, chi abbia proposto i viaggi liberi all’estero. C’è forse un anti-Speranza al Ministero della Salute? Ma il ministro tira dritto, sorvolando: “Non abbiamo di fronte anni di difficoltà, già nelle prossime settimane grazie alle misure che abbiamo adottato e alla accelerazione della campagna di vaccinazione vedremo i risultati. Abbiamo purtroppo ancora dei sacrifici da fare e io sono consapevole della sofferenza, no firmiamo a cuor leggero ma a tutela della salute, il bene più prezioso che c’è”. Parole di circostanza, che ormai abbiamo mandato a memoria perché sentite e risentite centinaia di volte in questo anno di pandemia.

“Contro di lei è un attacco politico?”, chiede ancora Floris a Speranza. “Io devo rispondere alla Costituzione, e l’articolo 32 è chiarissimo, la salute bene fondamentale. A quello devo rispondere. Però penso che sbaglia chi fa politica sull’epidemia. Non dividiamo l’Italia, non serve. Non prendiamo voti sull’epidemia, continuerò sulla mia linea. Siamo un grande Paese e dobbiamo lavorare per l’unità”. “Forse questa sua risposta darà ancora argomenti a Matteo Salvini per chiedere le sue dimissioni, perché dice che lei vede solo rosso e con lei di aperture non si può ragionare”. “Sono domande senza senso – replica il ministro -. Allora è rosso Macron? O è rossa la Merkel? Io su questo terreno non ci voglio stare”.

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