Estratto dall’articolo di Alessandra Danieli per il Secoloditalia

Il governo Meloni conferma la stretta sui confini con la Slovenia per questioni di sicurezza, una decisione dettata dall’escalation della crisi mediorientale che coinvolge anche l’Europa. “Il governo italiano – riferisce una nota di Palazzo Chigi – ha comunicato la reintroduzione dei controlli delle frontiere interne terrestri con la Slovenia, in base all’articolo 28 del Codice delle frontiere Schengen. Il ripristino dei controlli alle frontiere interne, già adottato nell’area Schengen, è stato comunicato dal ministro Piantedosi alla vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas, al commissario europeo agli Affari interni Ylva Johansson, alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, al segretario generale del Consiglio dell’Unione europea Thérèse Blanchet e ai ministri dell’Interno degli Stati membri Ue e dei Paesi associati Schengen”.

L’Italia ripristina i controlli al confine con la Slovenia

L’intensificarsi dei focolai di crisi ai confini dell’Europa – prosegue la nota – ha infatti aumentato il livello di minaccia di azioni violente anche all’interno dell’Unione. “Un quadro ulteriormente aggravato dalla costante pressione migratoria cui l’Italia è soggetta, via mare e via terra (140 mila arrivi sulle coste italiane, +85% rispetto al 2022). Nella sola regione del Friuli Venezia Giulia, dall’inizio dell’anno, sono state individuate 16mila persone, entrate irregolarmente sul territorio nazionale”. La premier Meloni conferma le preoccupazioni espresse nella videoconferenza speciale della Ue sui fatti di Hamas. Il timore,  cioè, che con il Medioriente in fiamme si corrano rischi anche in Europa e in Italia. Come dimostrano gli ultimi casi di Bruxelles e Arras.

Dal Viminale la stretta sulle misure di prevenzione

Lo scenario internazionale conferma la necessità di un ulteriore rafforzamento delle misure di prevenzione e controllo. “Nelle valutazioni nazionali, infatti, le misure di polizia alla frontiera italo-slovena non risultano adeguate a garantire la sicurezza richiesta. La misura verrà attuata dal 21 ottobre prossimo per un periodo di 10 giorni, prorogabili ai sensi del Regolamento Ue 2016/339″. La scelta politica è chiara e forte.

Meloni: è necessario, me ne assumo la responsabilità

La sospensione del Trattato di Schengen sulla libera circolazione in Europa si è resa necessaria per l’aggravarsi della situazione in Medio Oriente, l’aumento dei flussi migratori lungo la rotta balcanica e soprattutto per questioni di sicurezza nazionale, e me ne assumo la piena responsabilità”. Così la premier sui social per sgombrare qualsiasi dubbio sulla regia. “Insieme con il ministro degli Interni Matteo Piantedosi abbiamo comunicato in sede europea la decisione del governo italiano di ripristinare i controlli alla frontiera tra Italia e Slovenia. Ne abbiamo parlato con i colleghi sloveni, ai quali abbiamo rinnovato la nostra piena collaborazione sul contrasto ai flussi di migranti illegali”.

La sospensione del Trattato di Schengen

Il trattato di Schengen è stato sospeso dai Paesi membri dell’Unione europea ben 387 volte dal 2006 a oggi. L’Italia lo aveva fatto altre volte per grandi eventi: l’ultima volta in occasione del G20 nel 2021 ma anche nel 2017 per il G7 a Taormina e nel 2009 per il G8 all’Aquila. È la prima volta che adotta una decisione del genere per questioni di sicurezza. “La sicurezza del nostro territorio e dei nostri concittadini è una priorità assoluta. Voglio ringraziare il ministro Piantedosi per il suo incessante lavoro”, ha commentato il ministro peri i rapporto con il Parlamento Luca Ciriani. “Sono sicuro che i miei corregionali, essendo il Friuli Venezia Giulia direttamente coinvolto, condivideranno appieno questa decisione dell’esecutivo, volta a tutelarli e a proteggerli”.

Crosetto: meglio essere prudenti

“L’Italia ha dimostrato anche negli ultimi anni di essere il Paese che ha saputo garantire meglio la sicurezza”, ha detto il ministro Guido Crosetto, ospite di Porta a Porta. “C’è stata molta efficienza da parte delle Forze di Polizia e di una parte dei nostri servizi nel contenere le persone pericolose, nel monitorarle e nel seguirle. Ma questo lo puoi fare quando hai comunità di qualche centinaio di persone. Se si aprono le porte in un momento di questo tipo – spiega il titolare della Difesa – e se viene percepita come una guerra non tra Israele e Hamas, come in questo caso, ma come una guerra del mondo islamico contro l’occidente, allora abbiamo visto che bastano qualche decina di persone per fare ferite profonde nelle nazioni. Essere prudenti è meglio che sottovalutare un problema e poi trovarsi a piangere qualcuno”.

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