Estratto dall’articolo di Domenico Di Sanzo per IlGiornale

Ira Pd: “Opportunista”. I 5S: “Ipocriti, protestate per qualche strapuntino perso?

Il campo largo? No grazie. Meglio puntare a una nuova tribuna in prima serata per Peter Gomez e ottenere un condirettore della Tgr. A Giuseppe Conte sembra interessare di più la Rai che l’alleanza con il Pd di Elly Schlein. E così i giallorossi si sono spaccati ancora una volta su Viale Mazzini. L’ultima puntata della liaison dangereuse tra il M5s e la televisione pubblica va in onda a Palazzo San Macuto, dove si riunisce la Commissione di Vigilanza Rai.

All’ordine del giorno c’è il parere sul nuovo contratto di servizio della Rai. I grillini votano con il centrodestra e danno luce verde al documento. Dicono no il Pd, Italia Viva e Alleanza Verdi-Sinistra. Si astiene Azione di Carlo Calenda. L’immagine è quella di un’opposizione in ordine sparso. Divisa in tre tronconi. Ma ciò che fa notizia è il voto favorevole dei Cinque Stelle. «Con il Pd hanno votato contro Italia Viva, Verdi e Sinistra italiana mentre si è astenuta Azione. Dispiace che i 5 stelle abbiano votato a favore di una Rai che, a reti unificate, vorrebbe propagandare le gesta del governo di destra. Noi ci opporremo a questo disegno», ci va giù duro Sandro Ruotolo, responsabile Cultura e Informazione della segreteria dem. «Dispiace che i Cinque Stelle abbiano votato diversamente dalle altre opposizioni», scrivono in una nota i parlamentari Pd in Vigilanza Rai. I dem lamentano il mancato accoglimento dei loro emendamenti. I pentastellati, invece, giustificano il loro sì con l’ok della maggioranza al riferimento sulla tutela del giornalismo d’inchiesta. I grillini in Commissione Vigilanza Rai bollano la scelta del Pd come «una presa di posizione ideologica e sconnessa dal contenuto del parere».

Restano sullo sfondo le ambizioni di Conte sul servizio pubblico. Alessandro Di Majo, componente in quota M5s del Cda Rai, si era già astenuto sulle nomine dei direttori delle testate e sulla nuova governance di Viale Mazzini. Mentre Schlein saliva sull’Aventino, l’ex premier occupava una serie di caselle. Dalla direzione di Rai Parlamento per il fedelissimo ex direttore del Tg1 Giuseppe Carboni allo sbarco di Peter Gomez su Rai Radio 1 e di Luisella Costamagna in seconda serata su Rai 2. Ma Conte non si ferma: Gomez, direttore del Fatto Quotidiano online, sarà anche ospite fisso del talk show Avanti Popolo condotto da Nunzia De Girolamo, in onda il martedì in prima serata su Rai3 a partire dal 10 ottobre, nella fascia che è stata di Bianca Berlinguer con Cartabianca. Non solo. Il M5s punta alla promozione a condirettore della Tgr dell’attuale vicedirettore Roberto Gueli, gradito a Conte.

Politicamente, il voto di ieri non fa altro che allargare il fossato che sta dividendo i dem e i Cinque Stelle. Con il Pd che accusa l’avvocato di Volturara Appula di «opportunismo» e ne approfitta per dipingere un Movimento alla stregua di una ruota di scorta della premier Giorgia Meloni. Piccata la replica che arriva da fonti del M5S: «Non accettiamo nessuna lezione dal Pd, la smettano con questi giochini. Il Pd si ritrova unito a Italia Viva in questa singolare protesta, senza dimenticare che nel 2015 l’allora segretario dem Matteo Renzi introdusse una riforma della governance Rai per occuparla ancora meglio, in modo più scientifico. Oggi, invece, il Pd protesta per qualche strapuntino perso? Almeno ci risparmiassero l’ipocrisia».

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