Estratto dall’articolo di Fabio Rubini per LiberoQuotidiano.it

Il successo della missione del premier Giorgia Meloni negli Stati Uniti ha fatto sbroccare i soliti rosiconi di sinistra, che confidavano nel loro amico Joe Biden per dare una bella lezione di democrazia alla “populista italiana”. Invece l’incontro da i due è stato molto cordiale, come dimostrano le parole del presidente Usa, quando ha spiegato che «io e Giorgia ormai siamo diventati grandi amici». Posizione rafforzata anche dal New York Times che nel descrivere l’incontro tra i due presidenti ha parlato di un Biden che ha «abbracciato» Meloni «come un’amica, mettendo da parte i dubbi iniziali sul fatto che il suo partito di estrema destra potesse rivelarsi problematico per gli Stati Uniti». Già, perché qualcuno ricorderà che nel commentare la vittoria del centrodestra, Sleepy Joe fece una delle sue memorabili gaffe, confidando alla stampa americana i suoi timori per un «arretramento della democrazia in Italia».

TUTTI SPIAZZATI
I sorrisi, le parole concilianti e financo gli abbracci di Joe a Giorgia, però, hanno spiazzato la stampa italiana di sinistra e tutti i columnist che speravano in qualche uscita scomposta del presidente Usa per mettere in difficoltà Meloni. Invece, una volta constatata la realtà, la frizione è slittata a loro. Repubblica si è esibita in un uno-due da antologia, intervistando tal Charles Kupchan che ai tempi della presidenza Obama era direttore della sicurezza nazionale per i rapporti con l’Europa -, il quale ha sostanzialmente strigliato Biden per essere stato troppo morbido nei confronti della leader italiana. «Avrebbe dovuto esprimere il suo disagio», spiega Kupchan, che alla domanda se Meloni finge di essere una moderata risponde perentorio: «Nessuno lo sa… Le previsioni più pessimistiche non si sono ancora realizzate, ma potrebbero». Subito dopo il quotidiano di sinistra ha dato spazio allo storico britannico David Broder, che ha messo in fila una serie di luoghi comuni capaci di far impallidire la consolidata “Italia: pizza, mafia, mandolino…”.

Già il titolo dell’articolo spiega bene il teorema: “Ma l’America sta sbagliando a legittimare l’estrema destra”. E perché mai? Ecco la spiegazione: «Il governo Meloni ha dedicato i suoi primi mesi ad accusare le minoranze di minare la triade Dio, Patria e famiglia». E ancora: «Altrettanto preoccupante è l’impegno nell’indebolire la legislazione contro la tortura, riempire la Rai di personaggi fedeli al governo e riscrivere la costituzione per aumentare il potere dell’esecutivo». Oltre ovviamente a lavorare per «seppellire l’eredità antifascista della Resistenza». E invece Biden l’abbraccia e la chiama «amica». Roba da matti…

Sulla stessa linea anche la Stampa. L’ex volto Rai Lucia Annunziata firma in prima pagina un commento dal titolo “Meloni, un Giano bifronte”, nel quale sostiene che il successo internazionale del nostro premier non è certo dovuto alle sue capacità, ma al fatto che in tempo di elezioni – il prossimo anno in Europa, quello dopo negli Usa- i vari leader politici si strizzano gli occhi e stringono le mani, facendo finta di non vedere le storture l’uno dell’altro. Ovviamente le peggiori sono quelle della Meloni e del Centrodestra italiano. Parlano, scrivono, ma soprattutto rosicano. Giorgia invece fa spallucce e porta a casa un vertice di successo («Alla Casa Bianca non mi sono sentita Cenerentola e credo di aver fatto bene il mio lavoro»), condito di dichiarazioni “pesanti”, come quello sull’appoggio Usa al “Piano Mattei” per l’Africa e l’annuncio della missione in Cina («Non è ancora calendarizzato ma ci sarà presto»), nel corso del quale dovrà mediare con Pechino l’uscita dell’Italia dalla Via della Seta, preludio ad un accordo economico più vantaggioso con gli Usa. Con chi lo farà? Non importa, perché «ho un’evidente sintonia con il Partito Repubblicano, ma questo non mi impedisce di avere un’ottima relazione con Biden. Italia e Usa hanno una forte relazione indipendentemente dai governi».

 

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