Estratto dall’articolo di Alessandro Sallusti per LiberoQuotidiano.it

C’è una malcelata euforia nella sinistra per il rallentamento della crescita a giugno segnalato dall’Istat. Sono lì a tifare perché le cose vadano male sperando che questo produca loro qualche vantaggio anche se non si capisce di che genere stante la compattezza della maggioranza. Ora, non è che l’opposizione deve tifare per il governo, ci mancherebbe, ma una opposizione che tifa contro gli italiani la dice lunga su di che pasta sia fatta.

Sì, è vero: l’economia sta rallentando per una congiuntura internazionale sfavorevole – in primis la frenata della Germania – aggravata dalla scellerata politica della Banca centrale europea sul costo del denaro. Ciò nonostante l’occupazione, soprattutto quella stabile, cresce come non si vedeva da tempo spinta anche dal ridimensionamento di un reddito di cittadinanza che aveva depresso il mercato del lavoro. È quest’ultimo un indizio che voler curare i mali italiani con le ricette del socialismo, come hanno fatto e vorrebbero tutt’ora fare Cinque Stelle e Pd, è come voler curare un diabetico con lo zucchero.

A differenza di quelli precedenti, questo governo non vuole sovvenzionare i problemi bensì risolverli e per farlo bisogna mettere nel conto anche passaggi traumatici che al momento possono sembrare crudeli ma che alla lunga si riveleranno salvifici, tipo appunto dare una stretta al reddito di cittadinanza. Quando sentite dire in tv o leggete sui giornali cose tipo “così aiutano i mafiosi”, “così si è complici degli evasori”, “così si affamano di più i poveri”, “così si distrugge l’ambiente” sappiate che mentono, chi per partigianeria chi per ignoranza: sotto i governi di sinistra la mafia ha prosperato, l’evasione ha toccato punte da record, il tasso di povertà è aumentato, l’ambiente è andato via via peggiorando e anche la crescita è stata vicino allo zero.

Siamo insomma reduci da stagioni fallimentari e la sola idea che qualcuno possa inanellare qualche successo terrorizza, meglio una società immobile perché è nello statalismo esasperato e assistenziale che la sinistra affonda le sue radici e il suo potere. Cambiare certamente comporta dei rischi, ma per dirla come nel Gattopardo il rischio maggiore è fingere di cambiare tutto per non cambiare nulla, cosa a cui puntano oggi le opposizioni che questo Paese l’hanno ridotto così male come la Meloni l’ha trovato.

 

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