Fonte:IlGiornale 22 Maggio 2021 di Antonella Aldrighetti

Lo sviluppo del vaccino italiano ReiThera ha subito una battuta d’arresto.

Lo sviluppo del vaccino italiano ReiThera ha subito una battuta d’arresto. La Corte dei conti dopo il diniego all’approvazione del decreto che avrebbe sbloccato i fondi statali indirizzati all’azienda, frenando di fatto la partenza del trial, ha reso note le motivazioni. Il progetto di investimento proposto è stato ritenuto dai magistrati contabili inconciliabile con la condizione secondo cui le spese sono ammissibili «nella misura necessaria alle finalità del progetto oggetto della richiesta di agevolazioni» e non, come invece risulta dal progetto presentato, per finalità generali, che siano produttive o di ricerca, anche per conto terzi. Altrettanto i finanziamenti per la realizzazione il siero non possono essere utilizzati per rafforzare la consistenza patrimoniale dell’impresa. Vale a dire che il progetto di investimento produttivo non può riguardare l’intero complesso aziendale ma solo determinate «unità produttive».

In pratica sotto la lente d’ingrandimento dei contabili è finito anche l’acquisto della proprietà della sede operativa della società, sita a Castel Romano, Roma Sud, per 4 milioni che non attiene a singole unità di produzione per l’impianto di infialamento e confezionamento, come invece sostenuto dall’amministrazione. Piuttosto come scritto nella sentenza riguarda l’intera sede dove la società svolge il complesso delle sue attività che «nel 2019 ha riguardato essenzialmente attività di ricerca e sviluppo per conto della società controllante Keires A.G.», come riportato nella stessa relazione di Invitalia. Infatti il progetto iniziale era già stato ufficializzato a gennaio con un contratto tra ministero dello Sviluppo economico, Invitalia e la biotech laziale ReiThera, a marzo era entrato in fase 2 di sperimentazione; ora Grad-Cov-2 (questo il nome del vaccino ad adenovirus messo a punto dalla biotech con la collaborazione dello Spallanzani) si ritrova bloccata la fase 3 della sperimentazione perché senza i fondi necessari per portarla avanti. La ricerca doveva infatti essere pagata con 81 milioni dell’erario pubblico, ma la Corte dei conti ha deciso di negare l’approvazione al decreto che avrebbe sbloccato i fondi statali indirizzati all’azienda, bloccando di fatto, almeno per ora, la partenza del trial. Infatti per i magistrati il progetto di investimento sull’impianto di realizzazione, per un importo di 7 milioni e 734 mila euro, non è sufficiente per raggiungere la soglia minima di 10 milioni prescritta dal contratto per convalidare la legittimità produttiva.

Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, si è detto subito pronto a intervenire: «Il Mise è disponibile a contribuire al progetto del vaccino Reithera nelle forme e nei modi consentiti utilizzando diversi e innovativi strumenti previsti anche dalle nuove norme». Modalità che promuoverebbe anche quell’autarchia vaccinale che metterebbe l’Italia al riparo dai ritardi di Big Pharma. Tuttavia non manca anche qualche polemica politica sull’investimento della Regione Lazio, targata Nicola Zingaretti, già nell’occhio del ciclone delle opposizioni per gli impegni di spesa su mascherine pagate e mai consegnate: «È una decisione che getta un’ombra di incertezza sul futuro della sperimentazione che al momento ha completato la fase 2 su 900 pazienti e sulla quale la Regione ha investito 5 milioni di euro chiosa la consigliera Chiara Colosimo di Fratelli d’Italia -. Altri milioni buttati». E senza neppure una manifestazione di interesse.

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