Fonte:LiberoQuotidiano

Addio austerity, da oggi l’Unione europea può davvero cambiare volto. L’accordo sul nuovo Patto di stabilità raggiunto mercoledì sera dai Paesi Ue accoglie molte delle richieste fatte dal governo italiano e “mette in evidenza un fatto di non poco conto – sottolinea Fabio Rubini su Libero -: se vai in Europa col cappello in mano non porti a casa nulla; al contrario se ci vai facendo rispettosamente valere le tue ragioni trovi interlocutori disposti ad ascoltarti e ad assecondarti”. “Un accordo “più realistico”, lo ha definito il ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgetti.

Le nuove regole permetteranno di tenere i conti pubblici in ordine consentendo le spese per le transizioni verde e digitale.” Fondamentale, per il via libera unanime, la clausola transitoria cara all’Italia che tiene conto dell’aumento del costo degli interessi sul ripagamento dei titoli di debito pubblico a seguito dell’aumento dei tassi operato dalla Bce”. Fino al 2027 le regole di bilancio comuni saranno applicate con flessibilità, con la Commissione che terrà conto del maggior onere dovuto all’aumento dei tassi senza così incidere sui margini di spesa.

È svolta sul Patto di Stabilità. Contro i pronostici dei giorni scorsi, i 27 ministri delle Finanze sono riusciti a trovare un accordo sulle nuove regole di governance economica. L’obiettivo era raggiungere l’intesa entro la fine dell’anno per poter avere il Patto in vigore in primavera. La presidenza spagnola ha profuso ogni sforzo per arrivare all’ok, con innumerevoli incontri e lunghe trattative, ma è stata soprattutto la spinta dell’asse franco-tedesco in costante contatto con il Mef italiano, a rimuovere gli ostacoli sul percorso. L’altra sera l’ultimo incontro tra i ministri Bruno Le Maire e Christian Lindner, poi le trattative tra le capitali fino all’accordo raggiunto all’Ecofin straordinario in videoconferenza. Un accordo che il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, considera «un compromesso di buonsenso» e «per l’Italia migliorativo rispetto alle condizioni del passato», si legge in una nota di Palazzo Chigi, dove però si esprime «rammarico per la mancata automatica esclusione delle spese in investimenti strategici dall’equilibrio di deficit e debito da rispettare. Una battaglia che l’Italia intende comunque continuare a portare avanti in futuro». Nell’intesa sul patto di stabilità «ci sono alcune cose positive e altre meno – ha commentato il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti -. L’Italia ha ottenuto però molto e soprattutto quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile per il nostro Paese volto da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito mentre dall’altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo».

rispetto alla nostra proposta, ne preservano gli elementi fondamentali: uno spostamento verso una pianificazione fiscale più a medio termine; una maggiore titolarità da parte degli Stati membri dei piani fiscali, all’interno di un quadro comune; e la possibilità di perseguire un aggiustamento fiscale più graduale per riflettere gli impegni verso investimenti e riforme», aggiunge Gentiloni. Domani il testo sarà sul tavolo degli ambasciatori Ue per concordare un mandato negoziale. Poi si attende la posizione del Parlamento europeo per avviare il negoziato interistituzionale, probabilmente già a gennaio. L’obiettivo è arrivare all’entrata in vigore di questa riforma nella primavera del 2024, prima delle Europee di giugno.

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