Estratto da LiberoQuotidiano.it

La Bce di Christine Lagarde sta alzando troppo il tiro. L’infilata di rialzi dei tassi di interesse per contenere l’inflazione, infatti, sta avendo conseguenze catastrofiche. E non soltanto sui mutui, i cui prezzi del variabile sono schizzati alle stelle, così come si è impennato il costo di ogni finanziamento. Anche per le imprese e le famiglie le conseguenze sono pesantissime. Non a caso il governo italiano, dopo l’ultimo annuncio relativo al nuovo rialzo il prossimo luglio, ha criticato duramente la scelta, sia con Giorgia Meloni sia con Matteo Salvini.

E la gravità della situazione viene fotografata da una frase di Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Economia: “Non è che c’è rischio-recessione, in Germania è già arrivata”. Così, tranchant, quando gli chiedevano un commento sulle possibile conseguenze delle mosse della Lagarde.

Infatti l’economia tedesca è ufficialmente entrata in recessione durante l’inverno: il Pil è calato dello 0,3% nei primi tre mesi dell’anno rispetto ai trimestri precedenti, dato statistiche che fa tecnicamente scattare la recessione.

Il timore è che le scelte della Bce spingano anche l’Italia in recessione, nonostante le ultime previsioni Istat che vedono il Pil al rialzo: il punto è che tra Roma e Berlino vi è una forte interconnessione economia. Con la Germania in recessione, l’onda potrebbe colpire anche noi.

L’ufficio nazionale di statistica tedesco indica come principale causa della contrazione del Pil la riduzione dei consumi delle famiglie, su cui le scelte relative ai tassi della Bce hanno pesanti conseguenze.

Ed in questo contesto arrivano anche le parole di Sushil Wadhwani, chief investment officer di Pgim Wadhwani e governatore emerito della London School of Economics. Citato dal Corriere della Sera, spiega: “Entro i prossimi 18 mesi mi aspetto che l’economia americana entri in recessione. I mercati non sono preparati a quello scenario”. E quando parla di mercati, ovviamente, si riferisce anche a quelli europei.

E ancora, Wadhwani aggiunge: “Siamo sul finire di un ciclo monetario restrittivo. In queste fasi, tipicamente, possono verificarsi degli incidenti sui mercati finanziari. Ricordate il 1994? Allora l’aumento drastico dei tassi d’interesse innescò la crisi del Messico. Questa volta ci troviamo ad affrontare la crisi delle banche regionali americane: il fenomeno non riguarda solo tre o quattro realtà, l’intero sistema delle banche locali appare vulnerabile. Non mi stupirei se dovessero emergere altre situazioni critiche”, conclude.

Parole pesantissime, insomma, che unite all’allarme lanciato da Giorgetti sulla situazione in Germania danno la cifra della situazione in cui ci stiamo cacciando. Il tutto mentre la Bce prosegue nel martellare con una politica economica che potrebbe rivelarsi catastrofica per un sistema già in grande affanno.

 

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