Estratto dall’articolo di Rita Cavallaro per IlTempo

«Ti volevo dire che là hanno firmato, al Comune, quindi tra poco … vengono chiamati… Quello sta ancora libero? Uhm, ma sempre intenzionato a fare quella storia lì?». A parlare al telefono con il fratello Francesco è Enzo Pisicchio, il leader dem di Iniziativa Democratica arrestato a Bari con il fratello Alfonso, ex assessore regionale e fedelissimo di Michele Emiliano. Enzo e Alfonso sono accusati di una serie di reati, che vanno dalla corruzione elettorale alla turbativa d’asta, insieme a un gruppo di imprenditori che avrebbero garantito ai fratelli Pisicchio soldi, assunzioni e pacchetti di voto in cambio di appalti truccati. Una delle gare contestate agli arrestati è un affidamento da quasi 6 milioni al Comune guidato da Antonio Decaro, per l’affidamento della riscossione della Tarsu-Tares-Tari, nel 2019. Secondo l’accusa l’appalto sarebbe stato dirottato sull’imprenditore Giovanni Riefoli, che in cambio avrebbe elargito ai Pisicchio centinaia di migliaia di euro e promesso ai funzionari del Comune, Francesco Catanese e Gianfranco Chiarulli, un contratto di lavoro a tempi indeterminato di moglie e figlio, mentre ai due esponenti dem locali locali decine di assunzioni.

A decidere i nomi degli assunti era, secondo gli inquirenti, Alfonso, che avrebbe preparato una lista delle persone utili a garantire all’allora assessore regionale un bacino d voti molto ampio. Tanto che ogni persona da segnalare e sistemare nelle aziende di Riefoli doveva avere il placet di Alfonsino. «Mi fai sapere cosa vuole fare quello… Alfonso, è importante…», incalzava Enzo in un’intercettazione telefonica del giugno 2019, mentre Riefoli preparava le squadre di lavoro in vista della finalizzazione dell’appalto, «perché là dobbiamo decidere! Io a una ho detto, quello di Monopoli, ho detto se vuole andare là, a lavorare lì… al Cup di… l’altro poteva essere Antonio Innamorato e tu mi davi due, due geometri, due cazzi che volevi tu… recuperavamo due unità ancora, pensaci se c’hai buone cose… buone idee». Insomma, un lavoro certosino, che doveva trovare la quadra, secondo gli inquirenti, con il ritorno in termini elettorali. Innamorato era da sistemare, in quanto compagno di Isanna Amatulli, già consigliera del Comune di Conversano decaduta per commissariamento dell’amministrazione e iscritta a Iniziativa Democratica. E ancora un contratto per Valeria Zoli, alla quale Alfonsino teneva molto perché il padre Antonio era stato presidente del gruppo consiliare del Pd in Puglia e, in quel momento, lavorava in Regione.

Il nominativo della ragazza era in una lista, sequestrata dalla Guardia di finanza presso l’ufficio della Segreteria politica di Alfonsino, insieme a quello di altri sistemati nelle aziende di Riefoli. Senza contare la famiglia. Un’assunzione l’ha avuta anche Sergio Troiani, nipote di Francesco Pisicchio. Mentre era fittizia l’assunzione della figlia di Enzo, giusto su carta per giustificare un pagamento da 18mila euro. Un sistema rodato, che avrebbe spinto il gip ad emettere le misure cautelari dei domiciliari per il pericolo di inquinamento delle prove, arrivate poche ore dopo le dimissioni ad orologeria di Alfonso dalla guida dell’azienda regionale Arti.

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