Estratto dall’articolo di Elisa Calessi per LiberoQuotidiano.it

Qualcuno avvertì Alfonso Pisicchio, ex assessore regionale della Puglia nella passata legislatura e fino a due settimane fa a capo dell’Arti, l’agenzia regionale per l’innovazione e la tecnologia, dell’imminente arresto? Perché decise di dimettersi la mattina del 10 aprile, poche ore prima che gli venisse notificata l’ordinanza di custodia cautelare per corruzione e truffa? Quel giorno in molti se lo sono chiesti. E qualche oppositore politico del governatore sollevò l’argomento. C’era stata una fuga di notizie? E da parte di chi? Pisicchio sapeva? Chi lo aveva informato?

Ieri la Gazzetta del Mezzogiorno ha scritto un nuovo capitolo in questo giallo che si aggiunge a una situazione già complicata, con inchieste che si accavallano di settimana in settimana. Proprio Pisicchio, infatti, nell’interrogatorio di garanzia che si è svolto alcuni giorni fa, avrebbe detto al Gup di avere ricevuto, quella famosa mattina, un messaggio dal presidente della Regione, Michele Emiliano. Sarebbe stato lui a comunicargli che ci sarebbe stata una accelerazione da parte dei magistrati nell’inchiesta che lo coinvolgeva (e di cui si sapeva da anni). «C’è una vecchia inchiesta che ti riguarda e che ha ripreso slancio», gli avrebbe detto, secondo il quotidiano locale, il governatore della Puglia.

Dopo di che lo avrebbe invitato a lasciare l’incarico all’Arti, dove era stato nominato nel dicembre 2023. Pisicchio, secondo la Gazzetta del Mezzogiorno, avrebbe riferito al gup di aver fatto resistenza, lì per lì, di aver chiesto chiarimenti. Chi aveva dato al governatore questa informazione?, avrebbe chiesto il commissario di Arti. Emiliano, secondo quanto scrive la Gazzetta del Mezzogiorno attribuendolo all’interrogatorio di Pisicchio, avrebbe parlato di “fonti romane”. Pisicchio a quel punto si dimette. Non appena esce il comunicato in cui la Regione informa che c’è un avvicendamento all’Arti, in Procura decidono di anticipare i tempi e notificare subito l’ordinanza. L’accelerazione risale all’inizio dell’anno, quando la Guardia di Finanza deposita una informativa sostenendo fosse necessario un provvedimento cautelare nei confronti di Pisicchio. L’8 febbraio il pm Claudio Pinto trasmette questa informativa al gip per motivare come mai, dopo oltre tre anni dai fatti, c’era ancora la necessità di disporre gli arresti domiciliari per l’ex assessore. Durante l’interrogatorio di garanzia Pisicchio avrebbe letto lo screenshot dei messaggi che quella mattina si sarebbe scambiato con il governatore.

E, secondo la ricostruzione della Gazzetta del Mezzogiorno, sarebbe questa. Pisicchio: «Possiamo vederci e parlarne?». Emiliano: «No». Seguita da: «O ti dimetti o ti revoco». Quindi Pisicchio avrebbe mandato la conversazione alla moglie e ad altri familiari. In tutto questo pasticcio si aggiunge che l’avvocato difensore di Pisicchio, fino a quel momento, era Michele Laforgia (che è anche candidato sindaco di una parte del centrosinistra per Bari). Il quale, però, è tenuto al segreto professionale, quindi non può dire se Pisicchio lo avesse avvertito. In ogni caso Laforgia, subito dopo l’arresto, lascia l’incarico di legale di Pisicchio. Emiliano, di fronte alle domande che in tanti avevano sollevato, aveva spiegato che la nomina a commissario dell’Arti era stata fatta dopo che Pisicchio lo aveva assicurato che «le indagini a suo carico erano state archiviate». E che poi, di fronte alle inchieste che stavano scuotendo la Puglia, aveva sentito l’esigenza di verificare tutte le situazioni delicate. E una di queste, appunto, riguardava Pisicchio, di cui già dal luglio 2020 si sapeva che era indagato.

Non avendo avuto «riscontro fattuale a queste sue assicurazioni», aveva spiegato Emiliano, «alla luce delle verifiche a 360 gradi che l’amministrazione regionale sta effettuando su tutte le eventuali situazioni giudiziariamente rilevanti» aveva proposta alla giunta di sostituirlo. Ora la procura di Bari vuole vederci chiaro. Verifiche giudiziarie a parte, si è accesa la polemica politica. «Dalle cronache appare che il presidente Emiliano fosse a conoscenza di una indagine penale nei confronti di Pisicchio», ha attaccato per primo Matteo Renzi. «Se i fatti corrispondono al vero, si tratta di un doppio scandalo». E Raffaella Paita, componente della commissione Antimafia per Italia Viva, ha chiesto che venga convocato il governatore: «È assolutamente necessario che venga in Commissione antimafia a chiarire”. Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente del senatori di FI, Maurizio Gasparri: «Emiliano», si chiede, «sapeva del caso Pisicchio? Usare notizie riservate è reato, per caso lui è indagato?».

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