Un vero e proprio fulmine a ciel sereno all’interno della sinistra. L’ennesimo caso di un’opposizione che non riesce in alcun modo a recuperare terreno sul centrodestra. A fare scalpore sono le parole di Eleonora Evi, deputata dell’Alleanza Verdi-Sinistra: “Non intendo continuare a ricoprire il ruolo di Co-portavoce femminile di Europa Verde che, nei fatti, è ridotto a mera carica di facciata. Per questo rassegno le mie dimissioni da Co-portavoce pur restando fermamente convinta della necessità di un progetto ecologista italiano coraggioso e contemporaneo, e non l’ennesimo partito personale e patriarcale. Mi dimetto. Non sarò la marionetta del ‘pink washing’. Nel corso di questo ultimo anno, la mia figura è stata sempre più oscurata e così, di fatto, è stato annullato il ruolo della Co-portavoce femminile del partito, sul piano politico e comunicativo. Poco importerebbe lo scavalcamento sistematico della mia figura se questo non fosse il segno e solo uno tra le numerose espressioni sintomatiche della deriva autoritaria e autarchica del partito, come accaduto quando il Consiglio Federale Nazionale, organo per Statuto dotato di poteri di indirizzo politico, è stato chiamato di fatto a ratificare scelte già prese in altre sedi e annunciate a mezzo stampa. O ancora, la richiesta da me più volte reiterata di avere informazioni sullo stato di salute del partito (tesseramenti, federazioni attive, commissariamenti, ecc.) ottenendo risposte parziali o nulle”.
Il post su Facebook travolge completamente i Verdi: “Posso dirmi certa di aver profuso il massimo dell’impegno, anche nel rendere visibile all’esterno la costruzione di un percorso. Eppure, a sorpresa, dopo le politiche 2022 qualcosa ha scatenato un corto circuito quasi indecifrabile. I Verdi dopo una lunga assenza, tornano in Parlamento con una senatrice e sei tra deputate e deputati. Tra questi ultimi anche la sottoscritta. Improvvisamente i vecchi dirigenti hanno iniziato a fare muro contro di me, e questo perché avevo idee diverse e pretendevo, da Co-portavoce nazionale, di essere a conoscenza, ad esempio, delle decisioni politiche sulle liste, sulle alleanze e sulle strategie della campagna elettorale. Da questo momento, quando ho espresso posizioni o visioni non allineate a quelle della dirigenza durante le riunioni della direzione nazionale e pubblicamente, sono stata accusata – prosegue Evi – di ingratitudine nei confronti della ‘famiglia verde’ che mi aveva accolta e offerto uno scranno in Parlamento. Idee, proposte o visioni alternative, quando non complementari!, a quelle dell’establishment del partito, infatti, generano nei suoi esponenti reazioni impreviste, ora chiusura, ora diffidenza o sospetto. Talvolta paternalistica e vuota condiscendenza. Non di rado livore, rivendicazione. Per un partito che tra i suoi obiettivi ha quello di difendere la biodiversità, quale elemento preziosissimo per la stessa sopravvivenza del pianeta, è decisamente deludente constatare che questo valore non si riesca ad applicarlo all’interno del partito stesso, schiacciando e mortificando così una sana e costruttiva dialettica interna, anche e soprattutto quando questa prende forma da istanze territoriali”.
Le dimissioni della co-portavoce di Europa verde sono state commentate così da Angelo Bonelli, altro co-portavoce di Europa Verde: “È una cosa assolutamente sorprendente. C’è stata una differenziazione politica su come andare alle Europee, lei è finita in minoranza. Io ho sostenuto di procedere in continuità con l’Alleanza Verdi-Sinistra mentre lei voleva andare da sola e da lì è stato un crescendo. Partito patriarcale? È un’accusa molto pesante e assolutamente falsa, siamo l’unico partito con una parità di genere”.