Estratto dall’articolo di Daniele Dell’Orco per LiberoQuotidiano.it

Il presidente egiziano Abdel Fatah Al Sisi ha concesso la grazia a Patrick Zaki. Una decisione presa dopo la condanna a 3 annidi carcere spiccata nelle scorse ore contro lo studente egiziano, iscritto all’Università di Bologna (dove si è laureato con 110 e lode lo scorso 5 luglio). La sentenza della corte speciale, che aveva condannato l’attivista per “diffusione di notizie false” per alcuni articoli scritti sui social, non era appellabile e martedì Zaki era stato arrestato immediatamente nell’aula del tribunale. Dei tre anni, avrebbe dovuto scontare ancora 14 mesi. Dopo la condanna, erano stati diversi gli appelli per la concessione della grazia sia da parte del governo italiano che di quello degli Usa.

UN’OPERA SILENZIOSA Ieri, la decisione positiva di Al Sisi è arrivata, per lui come anche per Mohamed al-Baqer, l’avvocato di Alaa Abdel Fattah, probabilmente il più noto prigioniero politico egiziano. Si tratta di un successo diplomatico imponente del governo Meloni (come pure del governo Draghi che con l’Egitto aveva iniziato una interlocuzione costruttiva anche per ciò che riguarda il caso Regeni), e di figure di primo piano dell’Esercito come il generale Gianni Caravelli che hanno svolto uno straordinario lavoro sottotraccia e per contro di una beffa per l’opposizione di sinistra che si era proiettata nelle critiche all’esecutivo pochi secondo dopo la sentenza.
In un videomessaggio, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha voluto «ringraziare il presidente della Repubblica egiziana Al Sisi per questo gesto molto importante» di concedere la grazia.

LAVORO DI SQUADRA- L’azione è stata condotta in prima persona dal capo dell’esecutivo italiano in un lavoro di squadra che ha ottenuto lo scopo di sensibilizzare la più alta carica politica del Cairo: «Fin dal nostro primo incontro a novembre, io non ho mai smesso di porre la questione e ho sempre riscontrato da parte sua attenzione e disponibilità. E voglio ringraziare l’intelligence e i diplomatici, sia italiani che egiziani, che in questi mesi non hanno mai smesso di lavorare per arrivare alla soluzione auspicata». Per l’ex detenuto, che oggi «tornerà in Italia», rimangono le felicitazioni del premier: «Gli auguro dal profondo del mio cuore, una vita di serenità e di successo», conclude Meloni.
Il segretario Pd Elly Schlein aveva chiamato a riferire in Aula il ministro degli Esteri Antonio Tajani e chiesto all’Italia di “attivarsi” affinché il governo del Cairo potesse concedere la grazia al giovane attivista. Stessa richiesta che era stata avanzata dal M5S attraverso il capogruppo Francesco Silvestri: «Si tratta di un fatto gravissimo sul quale il ministro Tajani deve venire a riferire immediatamente per dirci quali saranno le prossime azioni del governo. Il nostro Paese non può accettare una condanna di questo tipo e ha il dovere di fare quanto in suo potere per evitare che un ragazzo, che ha subito già numerose e profonde ingiustizie, ne subisca delle altre».
Laura Boldrini aveva addirittura accusato la Meloni di avere «un debole per gli autocrati dell’altra sponda del Mediterraneo». Il riferimento della deputata dem è ai rapporti tra la premier e il presidente egiziano. Proprio quei rapporti di natura puramente diplomatica che, mentre la sinistra sbraitava, hanno permesso a Meloni e Tajani di risolvere la questione in poche ore. Lavorando in silenzio.

I CHIACCHIERONI «Il presidente egiziano al-Sisi ha concesso la grazia a Patrick Zaki. Grazie alla politica estera del governo abbiamo dato un contributo decisivo per liberare questo giovane studente», ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Gli ha fatto eco il ministro della Difesa Guido Crosetto: «L’Egitto ha graziato Zaki. Non è un atto casuale. È il frutto di lavoro, di rapporti, di serietà, di considerazione, di diplomazia, di senso delle Istituzioni, di rispetto.Perché c’è chi passa le giornate a criticare e c’è chi lavora». Anche dall’opposizione è arrivato qualche messaggio di congratulazioni, come quello di Matteo Renzi: «La grazia a Patrick Zaki è una bellissima notizia. Mi congratulo per la decisione con il Presidente Al-Sisi e la presidente Meloni», ha scritto il leader di Italia Viva sui social. Schlein, invece, che quando c’è da puntare il dito fa sempre nomi e cognomi, è rimasta sul vago: «In tante e tanti ci siamo mobilitati in questi anni per la sua libertà». Mentre si “mobilitavano”, il governo arrivava a dama.

 

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