Estratto da IlTempo.it

Sta facendo discutere la proposta di Carlo Nordio sulla possibile rimodulazione del reato di concorso esterno, ritenuto labile e d’applicazione incerta dal Ministro della Giustizia. Il Guardasigilli, dal canto suo, ha precisato che puntare a una modifica del concorso esterno non significa negare l’esistenza di “attività che debbano essere punite perché sono compiute senza far parte del sodalizio e senza concorrere minimamente in termini causali agli scopi dell’organizzazione”. Il tema ha animato la puntata di oggi, venerdì 14 luglio, di In onda, il talk-show di politica e di attualità. Il dibattito è arrivato allo scontro quando a interfacciarsi in diretta tv sono stati Piercamillo Davigo e Francesco Specchia.

“Quello di cui parliamo da dieci puntate è lo scontro tra politica e giustizia”: così la conduttrice Marianna Aprile ha introdotto l’argomento della discussione a In onda, il programma di La7. Piercamillo Davigo è subito intervenuto: “Il problema italiano è che manca qualunque autonoma valutazione della politica prima che intervenga quella giudiziaria. Ci sono delle cose che possono anche non essere reato, ma che sono estremamente riprovevoli. In Italia nessuno va mai a casa per cose riprovevoli che non sono reato. Dicono sempre ‘Aspettiamo le sentenze’. Questo carica sul processo decisioni che dovrebbero essere politiche. Se uno deve andare a casa o no, dovrebbe sceglierlo la sua parte, non il giudice”. “Se, però, nessuno decide mai niente, alla fine è il giudice che decide”, ha detto il magistrato.

“Ci sono dei principi costituzionali di autonomia dei singoli organi dello Stato che non riesco a capire. Il dottor Davigo fa un discorso non tecnico, ma giornalistico e quindi molto superficiale. Cosa vuol dire? Che il vuoto di potere va riempito dalla magistratura? Legittimiamo anni di feroce e continua lotta tra la politica e la magistratura? Se questo governo è stato eletto, è stato eletto anche in virtù di un programma che tra i primi punti una riforma della giustizia”, ha ribattuto Francesco Specchia. Quindi Davigo ha risposto: “In Gran Bretagna il primo ministro si è dimesso dopo che ha dato conto al Parlamento del suo comportamento. Se avessero detto ‘Aspettiamo se un giudice decide se c’è stata la festa o meno, sarebbe stato un giudice a far cadere il primo ministro”. “Quindi lei ne fa una questione etica?”, ha domandato il giornalista. I toni si sono scaldati. “La politica ha abdicato da decenni alla funzione di mandare a casa i mascalzoni”, ha detto il magistrato. “Mi dia la spiegazione del concetto di mascalzone. Lei è stato accusato di aver perduto la postura istituzionale in una sentenza del tribunale di Brescia”, ha affermato Specchia. “Io non posso parlare perché ho un processo?”, ha chiesto Davigo. “Lei non dovrebbe parlare”, ha chiosato il giornalista.

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