Fonte:Secoloditalia 18 novembre 2021 di Valerio Falerni

Banale incidente parlamentare o prove tecniche di scollamento della semi-unità nazionale? L’interrogativo è d’obbligo dopo i due capitomboli del governo al Senato su altrettanti emendamenti al decreto legge che disciplina, tra l’altro, le capienze in vari luoghi aperti al pubblico. Il primo, presentato in versione fotocopia da Forza ItaliaLega e Pd (che poi lo ha ritirato) riguardava l’accesso con green pass ai bus turistici. Il secondo, a firma Italia viva, verteva sull’età del personale sanitario impegnato nell’emergenza Covid. Su entrambi il governo aveva espresso parere contrario. L’aula ha invece disposto diversamente, innescando la stizzita reazione di Pd e M5S. Subito dopo il voto, la capogruppo grillina, Maria Domenica Castellone, aveva chiesto (senza esito) la sospensione della seduta.

 

Emendamenti votati da centrodestra e Iv

«È arrivato il momento che centrodestra e Italia Viva chiariscano se hanno ancora fiducia nel governo Draghi», ha invece commentato la sua omologa dem Simona Malpezzi. Nel suo mirino la convergenza tra settori della maggioranza e FdI su alcuni emendamenti «nonostante il parere contrario dell’esecutivo». Che l’aria sia tesa lo dimostra ancor di più l’intervento della sua vice Caterina Biti. «Ricordo alla senatrice Sbrollini di Iv – ha detto – che ha votato due volte contro il governo che sostiene, ricordo alla Lega e a Forza Italia che sono in questo governo che hanno mandato sotto i loro ministri». Insomma, un clima da “rompete le righe“. E tutto autorizzato a pensare che l’approssimarsi della scadenza del Quirinale rinfocolerà ancor di più le tensioni nella maggioranza.

 

Pd e M5S ai renziani: «È ancora il vostro governo?»

Un altro indizio del nervosismo che serpeggia anche dalle parti dei 5Stelle è la lettera di protesta di Fico a Draghi. Questa volta, il casus belli è l’articolo 7 del decreto legge Infrastrutture sul trasporto aereo relativo al passaggio da Alitalia a Ita. «Le scrivo – si legge nella lettera di Fico – con riferimento alla trasmissione alle Camere da parte del Governo di decisioni adottate dalla Commissione europea in materia di aiuti di Stato, che siano alla base di disposizioni contenute in provvedimenti oggetto di esame parlamentare». In pratica, il governo non ha trasmesso un documento richiesto dalle Camere. In tempi normali, l’incidente sarebbe stato chiuso per linee interne. Oggi, invece, con il M5S castigato dai suoi stessi alleati sulle nomine Rai e sulla nomina del relatore al Senato sulla manovra economica, fa molto rumore. Indizio che il dopo-Draghi è più vicino di quanto si pensi.

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