Estratto dall’articolo di Cristina Bassi per IlGiornale

Manifestazione nel centro della città con 4mila persone e nelle retrovie si esaltano le “Brigate Al Qassam”.

È la coda del corteo milanese pro Palestina la parte più estremista. Ed è qui che sfila il cartello che inneggia ai terroristi di Hamas. La scritta: «Con Hamas, le brigate Ezzedin al-Qassam e il popolo palestinese per la liberazione della Palestina». Il manifesto è del partito marxista-leninista italiano, i cui militanti sono scesi in piazza ieri pomeriggio in sostegno a Gaza accanto ai rappresentanti della comunità palestinese cittadina e ai centri sociali. «Sono idioti, ci dissociamo da quel cartello. Lo facciamo noi, Milano antifascista e tutte le sigle, anche palestinesi, che hanno partecipato al corteo», ha poi commentato con l’Adnkronos Valter Boscarello, portavoce di «Milano antifascista, antirazzista, meticcia e solidale» e organizzatore della giornata.

I manifestanti erano circa 4mila, secondo le stime della Questura. Il corteo, sempre scortato da un massiccio dispositivo di forze dell’ordine e controllato dalla Digos, si è svolto senza particolari tensioni. Nessuna forzatura del percorso prestabilito, da Porta Venezia a piazza Missori, e nessun contatto con l’altra manifestazione (statica) di ieri, quella in contemporanea dei leghisti per l’Occidente e per Israele, che comunque si svolgeva a debita distanza, in largo Cairoli. Naturalmente però dagli altoparlanti della testa del corteo «contro razzismo e colonialismo» si mandano messaggi al «fascista Salvini» e si chiede di nuovo di cambiare nome ai Giardini intitolati a Indro Montanelli, odiato dagli antagonisti perché considerato simbolo di «imperialismo». Sfilano bandiere palestinesi, della pace e dei comunisti. Gli slogan scanditi invocano «Palestina libera», chiedono di «fermare l’olocausto del popolo palestinese», condannano «Israele criminale» e «Stato terrorista», accusano di «genocidio» Tel Aviv e il governo italiano. Sempre in mezzo al gruppo più fanatico c’è chi espone un cartello che accosta il simbolo di Israele con quello dei nazisti.

Due le azioni dimostrative messe in campo tra i fumogeni. In corso Monforte, a pochi passi dalla Prefettura (presidiata) viene tracciata a terra con la vernice la scritta «No War» a caratteri cubitali. E davanti alla sede di Assolombarda, poco prima di Missori, sulla strada viene creata una installazione con macerie, vestiti bruciati e schizzi di vernice rossa. Poi sulla facciata del palazzo dell’Inps, alla fine della manifestazione, è stato proiettato un video che mostrava insieme la premier Giorgia Meloni, il presidente Usa Joe Biden e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Alle fine una diapositiva: «Palestina libera dal colonialismo israeliano e dalla complicità occidentale». Tra le canzoni diffuse dagli altoparlanti, Bella Ciao e Il mio sangue è palestinese, brano eliminato dalle piattaforme di streaming per incitamento all’odio contro Israele.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.