Fonte:Secoloditalia 14 novembre 2021 di Francesco Severini

Subito dopo la chiusura della partita del Quirinale, la destra di Fratelli d’Italia è pronta a rimodellarsi. Non certo nei valori ma nel metodo. Facendo leva sulle tante energie costituite dalla classe dirigente (che la leader elogia pubblicamente) che avrà modo di scendere in campo alla festa nazionale del partito.

Dal 6 dicembre torna Atreju in versione natalizia

Dal 6 dicembre torna infatti Atreju. In versione natalizia. E subito dopo una conferenza programmatica.  Giorgia Meloni ha fretta, dunque, di scrollarsi di dosso le zavorre della pandemia: le etichette ingiustificate di no vax, gli assalti ancora poco chiari alla sede della Cgil che hanno finito con il criminalizzare solo la destra di FdI, il tentativo del Pd di dipingere tutta la destra come seguace della “linea Bolsonaro”. Basta. Meloni riparte da Milano (la città al centro dello scandalo Fanpage) per far capire che il partito guarda alle forze produttive e non certo ai baroni neri. Il banco di prova sarà la manovra.

 


Meloni guarda alle forze produttive

I dati della Cgia di Mestre – dice Meloni – “fotografano un massacro economico: negli ultimi 20 mesi, da gennaio 2020, 327 mila unità tra lavoratori autonomi e partite Iva sono stati spazzati via dalla crisi. Questo è il disastroso risultato delle misure insufficienti varate prima dal governo Conte e poi da Draghi: ristori inadeguati e chiusure imposte per decreto hanno prodotto il collasso di tante categorie, in particolare degli autonomi. Da tempo Fratelli d’Italia sostiene che la priorità sia mettere in sicurezza il nostro sistema produttivo, fatto in gran parte da piccole e medie imprese, e garantire la continuità aziendale. Tante le nostre proposte, che faremo anche in sede di legge di bilancio, e speriamo che stavolta il governo voglia ascoltarci”.

Il Corriere: FdI non è più sovranista, diventa partito dei conservatori

Se ne accorge il Corriere che oggi dedica al raduno milanese di FdI una pagina intera per spiegare che Fratelli d’Italia sta cambiando pelle: la leader – scrive – ricorda il «manifesto dei conservatori», firmato da «docenti universitari, professionisti, figure autorevoli» e ” delinea un partito sorprendentemente nordista: «Siamo primi tra le partite Iva, primi tra i professionisti, gli unici in Parlamento a non aver mai votato il reddito di cittadinanza. Siamo un partito produttivista». Per dare più forza al concetto la portavoce regionale Daniela Santanché orchestra una sfilata di sindaci lombardi targati FdI: da quello di Arcore che «ha strappato il Comune alla sinistra» a quello di Bagnolo Mella, Brescia, «che ha vinto da solo, senza gli alleati»”.

Meloni vuole vincere la sfida contro l’etichetta di “impresentabile”

Un partito dunque che guarda a chi produce, e che preferisce il conservatorismo al sovranismo. Sono solo distinzioni dialettiche. La grande sfida che attende FdI riguarda l’etichetta di “impresentabilità” che una sinistra a corto di idee agita contro la destra ormai dal lontano 1994. «Se si accende la tv c’è solo un “mostro” e siamo noi – dice Giorgia Meloni – Ma se si spegne la tv, la gente in giro ci dice grazie per la nostra opposizione al governo».

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