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La sinistra pro tasse contro Giorgia Meloni che taglia le tasse

Estratto dall’articolo di Andrea Indini per IlGiornale.it

Meloni e Nordio nel tritacarne della sinistra che li accusa di eversione e di strizzare l’occhio agli evasori. È l’ennesima crociata di chi, poi, vorrebbe imporci nuove tasse.

Potrebbe anche essere un esperimento interessante. Per esempio: chiedere alla piazza dem, magari a un comizio in cui Elly Schlein ha appena parlato di “redistribuzione delle ricchezze” e patrimoniale sulla casa, se amano versare allo Stato italiano buona parte dello stipendio (in alcuni casi anche oltre il 40%) e poi avere le giornate infarcite di micro gabelle, balzelli nascosti e odiose imposte. O anche: chiedere alla base grillina, magari ad un raduno di ex percettori del reddito di cittadinanza, se non è mai capitato (così, per necessità) di rimpinguare l’assegno, grazie al quale Luigi Di Maio e soci hanno definitivamente sconfitto la povertà, con altri lavoretti che poi (per dimenticanza, per carità) non hanno dichiarato al Fisco. Sarebbe interessante sapere cosa rispondono. Perché, nonostante sia difficile vedere in giro tutto questo amore per le tasse, da giorni Elly Schlein e Giuseppe Conte non fanno altro che picchiare duro contro il premier Giorgia Meloni che, guarda un po’, si è messa in testa l’impopolare idea di alleggerire gli italiani dall’avvilente pressione fiscale che erode le nostre ricchezze.

Potrebbero tentare anche un questionario anonimo, Elly e Giuseppi. Di quelli a crocette. Suggeriamo la prima domanda. Siete d’accordo con le parole dell’allora ministro Tommaso Padoa Schioppa: “La polemica anti-tasse è assolutamente irresponsabile. Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire a servizi indispensabili come la salute e la scuola”? Sì o no: barra la risposta. Suggeriamo anche una terza opzione per i dem più incalliti: non sono abbastanza, ne vorremmo ancora un po’. Chissà cosa risponderanno fuori da occhi indiscreti? Azzardiamo: no. L’esperimento, che non vedrà mai la luce, potrebbe essere utile ai due timonieri dell’opposizione per capire quanto sia idiota la loro ultima crociata contro le parole della Meloni.

Riavvolgiamo il nastro al 26 maggio. Chiusura della campagna elettorale per il Comune di Catania. Il premier parla di evasione fiscale“Va combattuta dove sta”. E poi spiega: “Big company e banche, e non sul piccolo commerciante a cui chiedi il pizzo di Stato solo perché devi fare caccia al reddito più che all’evasione fiscale”. La sinistra si straccia le vesti e va all’attacco. Allora, qualche giorno dopo, la leader di Fratelli d’Italia prova a spiegarglielo meglio (manco ce ne fosse bisogno): ricorda ai sinistri indemoniati che, a inizio anno, lo Stato mette a budget quanto prevede di racimolare dalla lotta all’evasione e poi fa “le cose più bizzarre” pur di raggiungere quel target, altrimenti non ha i soldi per coprire i provvedimenti (alcuni dannosi come il reddito di cittadinanza). A volte queste “cose bizzarre” che fa vanno spesso a colpire i piccoli commercianti anziché l’evasione. E questo non è un bene.

Chiaro, no? Non per i giallorossi. E, infatti, da un mese a questa parte vanno avanti a delirare sul “pizzo di Stato“. La Schlein ne ha parlato pure ieri alla direzione nazionale del partito. Anziché prendere le distanze da Beppe Grillo o affrontare le fratture in casa dem, si è messa ad accusare la Meloni di “strizzare l’occhio a chi evade”. Prima di lei ci sono andati giù duro Romano Prodi (“Stravolge il sistema democratico”), Roberto Speranza (“Parole eversive”) e, ovviamente, Conte (“Grave e pericolosa”). Con la stessa violenza la stampa progressista si è scagliata anche contro il Guardasigilli Carlo Nordio, reo di aver detto un’altra ovvietà. E cioè che, in un sistema fiscale tanto complicato e vessatorio come il nostro, anche all’imprenditore più onesto “verrebbe trovata qualche violazione”. Titolo di oggi della StampaNordio giustifica gli evasori. Titolo del Fatto QuotidianoForza evasori&corrotti.

Eccola, dunque, la sinistra in brodo di giuggiole per “il principio costituzionale della progressività delle imposte” che, appena può, sogna la redistribuzione delle ricchezze, interventi sui rendimenti, gabelle sui patrimoni immobiliari, imposte green e chi più ne ha, più ne metta. Perché da sempre i leader progressisti sono così innamorati delle tasse che ne scovano sempre di nuove da rifilare al contribuente e, quando a un leader di centrodestra viene lo sghiribizzo di alleggerirle o quantomeno di creare un Fisco più amico, danno letteralmente di matto. Salvo poi chiedersi perché alle urne continuano a perdere elettori.

 

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