Fonte:Ilgiornale 22 Febbraio 2021

Le strade sono piene, i negozi affollati, gli autobus zeppi. Solo i ristoranti restano chiusi: aperti soltanto nelle zone gialle e soltanto di giorno, quando è la sera che la maggior parte dei locali – soprattutto quelli fine dining – fanno il grosso del lavoro. Ieri un’analisi di Coldiretti ha sottolineato che da ieri – giorno di entrata in vigore della nuova mappa a colori dell’Italia, con Emilia-Romagna, Campania e Molise che si sono aggiunte ad Abruzzo, Liguria, Toscana e provincia di Trento in arancione, mentre Umbria e provincia autonoma di Bolzano hanno autonomamente deciso di mettersi in rosso – è chiuso il 35 per cento dei locali che somministrano cibo: oltre 125mila tra bar, ristoranti, trattorie, pizzerie e agriturismi che non possono servire al tavolo o al bancone ma soltanto preparare cibo da asporto o da delivery.

Oggi i ristoratori tornano a far sentire la loro voce scendendo in piazza a Roma. La loro richiesta è semplice: potere aprire la sera in sicurezza o in alternativa godere di maggiori sostegni economici. Tra le doglianze anche quella del sistema a colori, che tiene la categoria con il fiato sospeso settimana dopo settimana, impedendo di prendere prenotazioni e di organizzare il lavoro e le forniture. La manifestazione, organizzata da Tutela Nazionale Imprese (Tni) e Ristoratori Toscana in rappresentanza di oltre 40mila imprese, e alla quale parteciperà anche il Gruppo autonomo Guide e accompagnatori turistici, esclusi dal contributo a fondo perduto del Mibact, si terrà dalle 15 a Montecitorio e andrà a oltranza, con un presidio fisso destinato a restare anche nei prossimi giorni.

I ristoratori lamentano mesi di chiusure senza aiuti economici sufficienti. «Al premier Draghi – dice Pasquale Naccari, presidente di Ristoratori Toscana e portavoce Tni – chiediamo un cambio di passo prima che sia troppo tardi. Non ci muoveremo da Montecitorio fino a quando sui nostri conti correnti non arriveranno il bonus filiera e i ristori quinquies». Alla manifestazione – il cui hashtag rilanciato da giorni sui social è #draghiarriviamo – parteciperanno centinaia, migliaia di ristoratori che arriveranno da tutta Italia con pullman messi a disposizione da Tni grazie alle donazioni ricevute dagli iscritti e dalle imprese. Oltre ai gruppi delle province toscane «ci saranno delegazioni da Puglia, Umbria, Abruzzo, Veneto, Lombardia, Lazio, Liguria, Emilia-Romagna, Campania e Sicilia», annunciano gli organizzatori, che per scaramanzia non fanno previsione sul numero di partecipanti.

Certa è la rabbia di una catgoria che si sente abbandonata: «In Toscana – spiega Naccari – abbiamo perso 27mila contratti, solo a Firenze 8mila, con un calo di fatturato del 75 per cento nella città metropolitana e del 60 per cento in Regione. Nel 2020 abbiamo raggiunto 2,5 miliardi di euro di perdite». Loro sono sicuri che «i ristoranti sono luoghi sicuri, basta allarmismi infondati» ma vengono trattati come «interruttori elettrici, da spegnere e riaccendere». «Ci aspettiamo – l’appello di Naccari alla politica – che i leader che sostengono la nostra battaglia facciano quello che hanno promesso: indennizzi più corposi, anno fiscale bianco, blocco cartelle e riaperture senza più richiudere le attività».

Riflessioni sull’articolo

Io non sono un ristoratore, ma mi immedesimo nell’enorme difficoltà che attraversano in questo momento, io non capisco una cosa che mi fa impazzire ma che probabilmente non la capisco io la mia intelligenza non ci arriva, ma non ho trovato nessuno in grado di darmi una spiegazione, perché un ristorante può stare aperto a pranzo rispettando i protocolli di sicurezza, e non la sera, rispettando sempre le regole del pranzo cosa cambia a parte dimezzare le sue entrate cosaaaaa, il virus con il buio e più virale non lo so aiutatemi voi perché io non trovo spiegazioni logiche, ancora sti colori a pastello che da settimana in settimana cambiano continuamente in una sorta di aprire chiudi infiniti, tutti aspettiamo il famoso cambio di passo del Premier Draghi, ma mi sa che non cambia un bel passo di niente se al ministero competente tiene le stesse persone (Speranza Ricciardi)

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