Estratto dall’articolo di Rita Cavallaro per IlTempo

Da Bari a Torino, passando per il Lazio fino alla Sicilia, E adesso il Pd di Elly Schlein trema per la compravendita dei voti. Perché quello che prende forma, dalle inchieste che travolgono i dem, è un sistema clientelare così radicato da permettere successi elettorali pagati a suon di contanti, posti di lavoro e perfino accessi privilegiati agli ospedali. Un modello Votopoli che si avvale spesso dell’intervento della mafia. E che, nonostante il tentativo di minimizzarlo a pratica locale dal palco di Bari, ora fa troppa paura al Nazareno, al punto da far mormorare a più di qualcuno «qui salta tutto». D’altronde in ballo c’è la questione morale, che soccombe al mercato dei voti. L’ultimo arresto è scattato a Torino, con un’operazione che ha portato alla luce le infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti del Piemonte. È così che, insieme ai capi della locale dei Nirta-Pelle di San Luca, è finito in manette il ras del Pd, Salvatore Gallo, politico di lungo corso e padre di Raffaele, che è capogruppo Pd nel Consiglio regionale piemontese. Gallo senior è accusato di corruzione elettorale per le Comunali di Torino del 3-4 ottobre 2021.

Quando è riuscito a fare eleggere, con la sua associazione IdeaTo a sostegno della lista dem Lorusso sindaco, otto consiglieri, tra municipio e circoscrizioni. Un risultato raggiunto con l’aiuto dell’ex manager Roberto Fantini, nominato in quota Pd all’Osservatorio sulla legalità degli appalti, e arrestato proprio per aver favorito la ‘ndrina negli appalti per la manutenzione dell’autostrada Torino-Bardonecchia. Il ras dei voti, in campagna elettorale, facendo leva sull’influenza del figlio, aveva fatto assumere medici nella sanità, per ampliare il bacino di consensi negli ambulatori. Si adoperava con funzionari comunali per cambiare la destinazione d’uso alle unità immobiliari degli elettori. Aveva addirittura fatto ripristinare la fermata del bus di via Sacchi per agevolare l’afflusso dei pazienti in un centro di analisi, oltre a interessarsi dello spostamento di cassonetti dei rifiuti, violando i parametri del codice della strada. Gallo ha perfino regalato tessere gratuite per il pedaggio sull’A32. Tanti posti di lavoro e favori in cambio di voti, ma mai dazioni in denaro. Che invece erano la prassi a Bari, dove ai 130 arresti per voto di scambio politico-mafioso si sono aggiunti i dieci del sistema Cataldo-Maurodinoia. Un meccanismo che ha favorito l’elezione di Antonio Decaro a sindaco il 26 maggio 2019 e quella di Michele Emiliano a governatore della Puglia il 20-21 settembre 2020.

Certo, il sistema Emiliano parte da più lontano, visto che sono decine gli esponenti del Pd pugliese coinvolti in procedimenti giudiziari. Lo stesso Emiliano era finito alla sbarra, ed è stato assolto a maggio scorso, con il suo capo di gabinetto e deputato dem Claudio Stefanazzi, condannato invece in primo grado per finanziamento illecito insieme all’imprenditore Vito Ladisa, perché ritenuto il tramite tra il governatore e il colosso della ristorazione. Sempre Emiliano nominò nel Cda di InnovaPuglia, una delle agenzie regionali, Francesco Spina, l’uomo che in una sola notte, nel 2016, prese la tessera del Pd insieme a 22 esponenti della sua maggioranza e altre 400 persone. Peccato che dimenticò di dichiarare che era sindaco di Bisceglie e che aveva in piedi due controversie civili, circostanze che gli avrebbero impedito di ricoprire l’incarico a In Nova Puglia. Per lui è stato chiesto il rinvio a giudizio per falso ideologico e false attestazioni a pubblico ufficiale. Dalla Puglia alla Sicilia la musica non cambia. È a Trapani che è stato condannato a 12 anni per associazione mafiosa, in primo grado, l’ex deputato regionale del Pd Paolo Ruggirello. Considerato il punto di riferimento dei luogotenenti del padrino Matteo Messina Denaro, ha infine ammesso che il boss gli chiese, prima delle Regionali del 2017, 50mila euro in cambio di 1.000 voti.

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