Il libro “Il monto al contrario” scritto dal generale Roberto Vannacci ha creato il putiferio a livello nazionale, scatenando la rissa tra pro e contro sui temi trattati nel volume. Anche Vittorio Feltri, direttore editoriale di Libero, si inserisce sulla questione, con un articolo apparso sull’edizione del 28 agosto del quotidiano: “Non mi sarei mai aspettato che il libro maledetto scritto dal generale Roberto Vannacci potesse provocare tanto scalpore. Tutti ne parlano come si trattasse di un fenomeno letterario mondiale, quando invece è soltanto una riflessione sui costumi in voga che a qualcuno piacciono da morire e ad altri, come l’autore, fanno leggermente schifo”.
“In pochi decenni la mentalità sia radicalmente mutata. Anche il linguaggio è profondamente cambiato. Se dai del ‘fro**o’ a qualcuno, che in effetti è tale, ti condannano alla morte civile. Quindi, quando il generale Vannacci scrive ‘Il mondo al contrario’ si limita a registrare la realtà. Non capisco perché l’ufficiale debba essere bistrattato. Naturalmente la sua prosa può non piacere, è perfino lecito sostenere che egli con le sue discettazioni mostri di non avere una cultura prodigiosa. Qualsiasi libro può essere criticato, ma bisogna dire perché e non arrampicarsi sugli specchi, come invece hanno fatto le penne illustri della Repubblica, cioè Natalia Aspesi e Corrado Augias, i quali evidentemente per spirito di squadra ideologica hanno liquidato il generale come un dilettante allo sbaraglio, senza tenere conto che il suo libro ha venduto più copie della super lodata Murgia, a dimostrazione che il pubblico lo ha gradito e probabilmente ne ha condiviso i contenuti”.
“Così come – chiosa Feltri – li ho condivisi io, che non ho nulla contro i gay, ma rispetto chi non li ama affatto. In pratica, sono convinto che un testo vada valutato non in base ai nostri odiosi pregiudizi, ma per quello di nuovo e non scontato ci comunica”.