Estratto dall’articolo di Dario Martini per IlTempo

L’accordo con Lufthansa ha bisogno del via libera di Bruxelles. La premier: «La Commissione ci ha chiesto per anni una soluzione e ora la blocca».

Matteo Salvini è stato il primo, pochi giorni fa, a porre l’attenzione sul ruolo di Paolo Gentiloni in Europa: «Ho l’impressione di avere un commissario italiano che gioca con la maglietta di un altro Paese. Più che dare suggerimenti, eleva lamenti e critiche», ha detto il vicepremier nel corso di un convegno organizzato da Il Tempo. Quella espressa dal leader della Lega non è una semplice sensazione, nel centrodestra è praticamente una convinzione. Un esempio concreto di questo atteggiamento non in linea con gli interessi dell’Italia lo ha fornito ieri Giorgia Meloni nella conferenza conclusiva del G20: «Il commissario Gentiloni? Sicuramente la questione Ita-Lufthansa gli è stata sottoposta, in particolare dal ministro Giorgetti che ringrazio per il suo lavoro, perché sta accadendo qualcosa di curioso: la stessa Commissione europea che per anni ci ha chiesto di trovare una soluzione al problema Ita, quando la troviamo la blocca. Noi non stiamo più capendo e vorremmo una risposta, e su questo è stato interessato anche il commissario Gentiloni».

Occorre riavvolgere brevemente il nastro per inquadrare bene il problema. In base all’accordo di fine maggio, Lufthansa acquisirà la partecipazione del 40% del capitale sociale di Ita Airways, la compagnia nata sulle ceneri della vecchia Alitalia. Un investimento pari a 235 milioni, con l’opzione di crescere nel tempo. Contestualmente, scenderà la partecipazione in capo al ministero dell’Economia.

Alla fine il Mef potrebbe arrivare a mantenere un 10%. L’acquisizione è soggetta all’approvazione di tutte le autorità competenti. Ecco il motivo per cui l’ok di Bruxelles sarà decisivo. La Commissione europea, tramite un suo portavoce, ha replicato a stretto giro alle dichiarazioni di Meloni: «Non abbiamo ancora ricevuto la notifica sull’accordo tra Ita e Lufthansa. Non c’è altro da dire».

Tradotto: non ci siamo ancora pronunciati perché non siamo stati ancora investiti del caso. Le cose, però, non stanno così. A questo punto è il Mef ad essere costretto ad intervenire: «Si precisa che la notifica dell’accordo per la cessione di una quota di minoranza di Ita a Lufthansa alla Commissione europea per la concorrenza viene accettata, da prassi, solo al termine di un’istruttoria che la stessa Commissione sta portando avanti molto minuziosamente nell’ambito di una fase di pre notifica già avviata.
La risposta dell’esecutivo comunitario affidata a un portavoce è positiva perché rappresenta il presupposto di un iter che sarà molto veloce. Come Mef ci siamo già attivati per ottenere un incontro in tempi brevi con il commissario supplente Reynders». L’esecutivo comunitario, quindi, è già stato chiamato ad esprimere il proprio parere. Ciò che contesta Meloni è il ritardo con cui sta svolgendo il proprio compito.

Il ministro dell’Economia Giorgetti ne ha parlato anche con il suo omologo tedesco, Christian Lindner, al quale ha ricordato come non sia ammissibile che il dossier Ita-Lufthansa non abbia ancora ricevuto il necessario via libera della concorrenza europea. Identica rimostranza sollevata anche a Gentiloni. La Commissione Ue ha fatto notare che non è l’ex premier del Pd ad essere competente sul caso.

La pratica, infatti, è nelle mani del belga Didier Reynders, che in questa fase sta sostituendo la danese Margrethe Vestager, attualmente in congedo non retribuito per la campagna per la presidenza della Banca europea per gli investimenti (Bei). Ovviamente il governo italiano ne è perfettamente a conoscenza, tanto che il Mef si è da tempo attivato per ottenere un incontro «in tempi brevi» proprio con Reynders.

Il congedo di Vestager, invece, si intreccia con un’altra questione che sta a cuore all’Italia. Ovvero, la scelta di chi dovrà guidare la Bei. La politica danese, infatti, è in corsa con la vicepremier spagnola Nadia Calvino e con Daniele Franco, l’ex ministro dell’Economia del governo Draghi. Anche questo è stato oggetto di discussione tra Giorgetti e Lindner, con il titolare di Via XX Settembre che confida nell’appoggio tedesco. La scelta di Franco è stata rivendicata ieri da Meloni: «Noi abbiamo candidato una figura tecnica riconosciuta da tutti, non abbiamo fatto una scelta politica».

 

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